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Hasselblad X1D e la sfida con la fotografia di strada | il nostro Test

12 Aprile 2017 121

Le fotografie si fanno con i piedi
Paolo Monti


Il grande, e mai ricordato a sufficienza, fotografo italiano, fonte di ispirazione per un protagonista della fotografia del Novecento altrettanto grande – ovvero Ferdinando Scianna, che cita spesso la frase in apertura – non si riferiva alla qualità degli scatti del fotoamatore medio (avete presente chi ha un corredo di dieci obiettivi e ne usa mediamente solo uno e male? Ecco, quello). Per Monti le foto non cadono dal cielo, le foto, quelle buone, si cercano e si conquistano, lontano da comodi studi di posa, gli attimi più o meno irripetibili si assecondano, a furia di macinare chilometri per strada. Lo sa bene Scianna, che di chilometri nella sua vita ne ha percorsi tanti e nel suo piccolo, dovrebbe saperlo anche chi, a livelli infinitamente più bassi, si è dilettato e si diletta ad osservare e catturare i due soggetti della fotografia di strada: l'uomo e l'ambiente urbano.

E' talmente vero che le foto devono essere conquistate a furia di macinare chilometri che ho accettato di buon grado l'invito a provare la nuova medio-formato di Hasselblad, la X1D, recandomi a Göteborg in Svezia – non ci sono andato a piedi, per fortuna, ma comodamente in aereo. Si, perché, oltre ai chilometri percorsi per strada, per catturare una foto ci vuole anche un mezzo adatto allo scopo. La macchina dovreste conoscerla, è stata presentata lo scorso anno (QUI la nostra anteprima) ed ora ha raggiunto un livello maturo a tal punto da renderne possibile la commercializzazione. Chi conosce il marchio Hasselblad dovrebbe sapere anche il perché Göteborg è stata la mia meta: è la patria di Victor Hasselblad che nella città svedese ha fatto sorgere la prima storica sede dell'azienda.


Nota: il fotografo di strada racconta storie (anche micro-storie). Questo articolo non è una recensione della X1D, ma, appunto, una storia, quella dell'esperienza di utilizzo di una fotocamera indubbiamente prestigiosa, messa alla prova in un ambito che, solitamente, non è quello tipico delle medio formato - anche se esistono esempi molto illuminanti sull'impiego di questo genere di fotocamere nella fotografia di strada e nel reportage - mi tornano in mente, ad esempio, i lavori di Gerda Taro che usava una Rolleiflex 6x6. E come ogni storia di strada, c'è un uomo - un fotografo che prova a cambiare approccio all'utilizzo del mezzo fotografico - una città e i suoi abitanti.

TUTTE LE FOTO SCATTATE CON LA X1D POSSONO ESSERE VISUALIZZATE NEL FORMATO ORIGINALE COLLEGANDOSI A QUESTA CARTELLA ONEDRIVE O MEDIANTE I LINK POSTI SOTTO CIASCUNA DI ESSE

Insieme ad altri colleghi, nella nuova sede di Hasselblad ci sono stato ed anche se, per espressa richiesta della Casa, non posso mostrarvi dove nascono le macchine, vi assicuro che il luogo è tutto fuorché un complesso che opera secondo i ritmi forsennati di altri importanti brand asiatici: è un impianto produttivo a misura d'uomo in cui il concetto di macchina fotografica realizzata artigianalmente ha ancora un senso. Mi viene consegnata la macchina e offerta la possibilità di provare alcuni obiettivi: non ho dubbi, “datemi il più corto che avete” - in strada non ho mai amato le cecchinate con le focali lunghe. La scelta ricade, quindi, sull'XCD 3,5/30mm - un grandangolo con una lunghezza focale corrispondente ai 24 mm - Nel corso della giornata di prova, comunque, lo alternerò, per completezza, all'XCD 3,5/45MM (equivalente al 35mm) ed all'XCD 3,2/90MM (equivalente al 71mm). Dopo l'immancabile briefing con il personale Hasselblad, la X1D è nelle mie mani.


Poco da dire, il feeling è quello tipico di un prodotto premium, la doppia ghiera sotto pollice e indice mi rassicura subito del fatto che non avrò particolari problemi a trovare l'assetto migliore “on the fly”: priorità apertura, regolazione dell'esposizione con la ghiera posteriore, ISO in auto. Non mi serve altro per iniziare a muovere i primi passi per le strade di Göteborg. Butto un occhio nel mirino – sono un ''fondamentalista del mirino” e non ci rinuncerei mai anche su una mirrorless - lo schermo posteriore mi serve solo per entrare nelle impostazioni del menu è molto semplice ed essenziale, si potrebbe anche definire spartano, ma la semplicità è un valore piuttosto che un disvalore, soprattutto quando si tratta di un prodotto che punta alla sostanza e lascia da parte inutili fronzoli.


Sono quasi pronto per lanciarmi in strada, quando una delle ultime indicazioni del personale Hasselblad mi fa riflettere non poco: se vogliamo ottenere la massima velocità operativa, ci consigliano di scattare solo in formato RAW, senza selezionare la modalità RAW + JPG. Capisco, ma non approvo, inizialmente, anche perché, tra l'altro, una modalità solo JPG non c'è, quindi, posso scegliere se puntare a tempi operativi più ridotti (solo RAW) o tempi operativi più lunghi (RAW + JPG). Per me non c'è molto da scegliere: in strada la velocità è tutto ed il doppio / triplo scatto in sequenza è fondamentale [attenzione, non è una becera raffica, ma il riallineamento della composizione in corso d'opera - cercate in rete i provini a contatto di Robert Frank, per capirci].

La ragione di questa scelta è facile da intuire per un marchio che è sinonimo di massima qualità: è risaputo – ed è in larga parte vero – che per ottenere la qualità migliore si deve puntare al RAW e a svilupparlo, mutatis mutandis, con la stessa cura con cui si sviluppavano le pellicole analogiche. E' un dogma assoluto per il fotoamatore, lo è un po' meno per certa parte dei professionisti ben consapevoli del fatto che disporre di un ottimo JPEG prodotto dalla camera si traduce in un vantaggio di tempo e costi per il committente. Hasselblad crede così tanto nell'importanza del RAW che ha sviluppato un suo software – Phocus – ottimizzato per tirare fuori il meglio dai file della X1D (e delle altre fotocamere digitali Hasselblad). In ogni caso, i RAW sono perfettamente compatibili con Lightroom e Camera RAW.


Inizio a muovere i primi passi in strada con la X1D al collo e il primo banco di prova la camera sembra in grado di superarlo in scioltezza: non esistono regole assolute per l'attrezzatura adatta alla fotografia di strada – si può parlare al massimo di ''canoni stilistici'' (es. l'uso di un'ottica grandangolare o in alternativa di un ''normale'' – il classico cinquantino), ma una regola pratica riguarda la compattezza e la leggerezza della fotocamera: la prima dote consente al mezzo di risultare sufficientemente discreto – e in strada male non fa – la seconda permette a chi lo utilizza di arrivare a fine giornata senza spina dorsale rotta. X1D soddisfa entrambi i requisiti: è più compatta di tante reflex, ha ingombri simili a quelli di una “compattona” ed il peso di 725 grammi (solo corpo) evita dolori lancinanti alla cervicale alla fine dell'uscita.

Butto un occhio nel mirino elettronico, un sensore integrato nell'oculare lo fa attivare in automatico, ma per essere ancor più rapidi, soprattutto se la camera si trova in fase di sleep, è consigliato dare preliminarmente un colpettino al pulsante di scatto per riattivarla. La rapidità, come dicevo prima, in strada è tutto, e il mirino elettronico, da questo punto di vista non rappresenta un collo di bottiglia: è grande a sufficienza e la reattività è sempre stata adeguata a tal punto da non farmi perdere di vista la scena che si stava componendo al suo interno. La forma dell'oculare, insieme al fatto che io indossi degli occhiali, in alcuni frangenti non mi permette di osservare la scena sempre al 100%. Un po' mi infastidisce, abituato a pentaspecchi con copertura completa dell'inquadratura, ma dopo un po' trovo l'assetto giusto per non perdere le parti periferiche in fase di composizione.

Arriva il momento del primo scatto, accompagnato da un click dell'otturatore, secco e deciso. Non è sicuramente il click più silenzioso mai sentito, non aiuta ad essere completamente discreti, ma ci sta, è un suono che ricorda la natura completamente metallica di diaframma e otturatore - l'unica parte in plastica dell'obiettivo è rappresentata dalla piccola corona frontale. Un fotografo di strada – dimenticavo, voi, se volete, continuate a chiamarla pure street photography, io, quando posso, rivendico un po' di sana italianità del genere, lontano dai classici anglosassoni e americani e vicino ai nostri Gardin, Scianna, Umicini e compagnia bella – per rompere il ghiaccio con una nuova macchina inizia dai ''fondamentali'' del genere che, per molti, coincidono con la “prova del passo”.

Per approfondire - il passo e il gesto

Qui mi permetto una piccola digressione, anche per spiegare perché, chi più chi meno, ha l'ossessione del passo aperto. Il passo è quello del soggetto che riprendiamo in strada e sono principalmente due i momenti in cui può essere catturato: con le gambe congelate alla massima estensione o, al contrario, parallele e vicine una all'altra. Per estremizzare il concetto e per comprendere il perché un fotografo di strada è vittima di tale ossessione, può essere utile riflettere su QUESTO scatto di Bresson.

Al pari del passo sono importanti dettagli apparentemente ''marginali" in termini di peso nella composizione, come un piccolo gesto. Ricordo la mano della donna in cerca di appoggio in QUESTA foto di R.Capa che fa assumere una dimensione ulteriore allo scatto, ancor più umana e più drammatica di quanto già non fosse. Avrete capito che, per ottenere tutto questo, il fotografo deve per forza di cose contare su un mezzo che che non frappone ostacoli e lentezze generali al rapporto tra occhio e mondo esterno.

H.C.Bresson (a sinistra) - R. Capa (a destra)

Ho riflettuto a lungo su un particolare apparentemente insignificante, ma che fa effettivamente la differenza tra uno scatto poco riuscito e un altro che, al contrario, lo è di più. Ebbene, il passo aperto, ad esempio, è 'un ribelle': altera l'intrinseca natura di una foto che, in quanto tale, è statica. La foto non è un video, non è una sequenza di fotogrammi, ma un fotogramma, e non un fotogamma a caso del flusso ininterrotto dell'umanità in strada, ma un fotogramma significativo.

Un fotogramma singolo non può mostrare il prima e il dopo, di per sé, ma è il fotografo a suggerirlo, scegliendo quando scattare. Arriviamo al nostro passo aperto, ovvero l'unico modo che ha il fotografo per dare il senso del movimento, dell'uomo che viene da una direzione e si dirige verso un'altra, è il modo per raccontare e suggerire una storia in essere, lasciando allo spettatore il compito di completarla con un prima e con un dopo.



E la nostra Hasselblad X1D come se l'è cavata nella mia prima “prova del passo”? Un disastro. Primo passante, preparo la composizione, seguo la traiettoria, il lag del mirino non lo percepisco, mi sta bene così, eccolo nel punto che cercavo, passo aperto, scatto, riguardo, delusione. Un fotografo di strada con un minimo di esperienza ha una percentuale di successo prossima al 99%. Io fallisco miseramente, l'avevo visto aperto, ho scattato con il passo aperto, ma la foto racconta altro. Mi dico, sarò stanco, sarà stato il viaggio, o un accenno di vecchiaia che rallenta i miei riflessi. Riprovo, riscatto, lo stesso. Riprovo per la terza volta, uguale. “Troppo lenta” alla fine concludo, non sono io è lei.

E' vero, il corpo compatto, la maneggevolezza, la capacità di scomparire sia fisicamente sia idealmente nelle mani del fotografo mi fa dimenticare, a tratti, che questi file, seppur errati nella scelta del tempo, sono pur sempre prodotti da una fotocamera di medio-formato. Le valutazioni sulla qualità non potrò che iniziare a farle a sera sviluppando i RAW, per ora resta sconforto e delusione: mi aspettavo - ingenuamente - una fotocamera definitiva per la fotografia di strada e mi ritrovo con un mezzo che non mi asseconda – e dopo anni di automatismi mentali e visivi, dopo esecuzioni senza ritardi e flussi continui e ininterrotti di intuizioni, pensieri ed esecuzioni, non è una bella sensazione.

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Nella prima ora di utilizzo prevale la sensazione di non essere in grado di padroneggiare il mezzo, pur percependone l'enorme potenziale. Prima di rientrare in albergo, provo a riprogrammare' l'approccio mentale alla scena: provo a stimare il ritardo tra click ed acquisizione, e, quindi, ad anticipare la scena prima che si componga. Mi torna in mente ciò di cui discutevo anni fa con chi era affascinato dalla fotografia di strada, chi la guarda dall'esterno non sa cosa si nasconde “dietro le scene”, immagina che il risultato finale sia sempre e solo frutto della rasoiata che si esaurisce in una frazione di secondo, si ritiene spesso che il fotografo di strada abbia i “super poteri” e tempi di reazione prossimi a frazioni di secondo – ed in alcuni casi questo è vero, ma in molti altri – ritengo la maggior parte – il risultato finale è frutto di un singolo (semi) super potere: la pre-visualizzazione.

Non si tratta di visioni del futuro, ma di conoscere più o meno bene uno dei due soggetti della fotografia di strada ovvero l'uomo - per questo l'ho definita spesso come il genere più ''umanista" di tutti i generi fotografici. Pre-visualizzare la traiettoria di un passante non è complicato, partendo da questa base della fotografia di strada, mi basta anticipare lo scatto per compensare il ritardo della fotocamera. Facile a dirsi, difficili a farsi – soprattutto dopo anni di reflex – ma ci provo: ho tra le mani per poche ore un'Hasselblad, glielo devo.


Le prime prove sono altrettanto fallimentari – ho impiegato anni per arrivare a percentuali di successo accettabili e questo ha creato un automatismo su cui devo lavorare – ma al terzo tentativo (foto a destra), con la stessa composizione preparata in anticipo, congelo il movimento quasi come era nelle mie intenzioni fare - è un passo perfettibile, non è teso, è stanco, ma per me è un inizio, capisco che c'è margine per migliorare e tanto mi basta.

Sono tutte prove, intendiamoci, gli scatti che meritano nella carriera di un fotografo di strada si contano sulle dita di una mano, tutto il resto è “una montagna di mediocrità” - come dice Scianna di sé e come tanti dovrebbero dire dei propri scatti (è fisiologico che sia così, intendiamoci). La luce cala, è tempo di rimandare l'appuntamento al giorno successivo, con un po' di amarezza per non essere riuscito ad esplorare a fondo la mia strategia per domare la Hasselblad X1D.

Torno in albergo, rifletto su quanto è stato problematico l'approccio con la X1D nella prima ora di utilizzo, sono ancora in parte sconfortato, ho tra le mani un oggetto da oltre diecimila euro che sprizza qualità da ogni elemento della scocca, ma che non riesco ancora a sfruttare.

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Guardo la finestra della mia stanza, è l'ora del tramonto e faccio un'altra prova, non ho la pretesa di catturare uno scatto irripetibile, ma un semplice stato d'animo: torno a regolare la ghiera posteriore per gestire al volo l'esposizione - questo meccanismo l'ho già assimilato e fatto mio, perché comodissimo - compongo e scatto: all'esterno la città che ancora non conosco, l'interno con la luce artificiale che dà il cambio a quella naturale, in basso la mia presenza nell'ombra, per ora schiacciato da una sfida che mi vede sconfitto. Rivedo lo scatto nel display posteriore, sempre 'minimal' nell'approccio, ma percepisco già dalla miniatura che la gamma dinamica è eccellente - e non potrebbe essere diverso con un sensore medio formato - è tempo di iniziare ad rivedere gli scatti al portatile.

Scarico Phocus e lo avvio, non l'ho mai usato prima, ma potete considerarlo come un alter ego di Lightroom sviluppato da Hasselblad. Potrebbe essere più reattivo e intuitivo in alcuni passaggi, a volte la velocità generale non è il massimo e ogni tanto si inceppa, ma quello che mi interessa è dare uno sguardo ravvicinato alla qualità dei RAW. Il conseguente stupore è quello di un fotografo di strada che, negli anni, è passato dall'analogico 35mm, all'APS-C per arrivare al Full Frame (per poi vendere tutto, tornando a fare le foto prima con gli occhi ed i ricordi, e conseguentemente - se proprio ha un senso alimentare la bulimia visiva dei nostri anni - catturare l'istante con tutto quello che passa il convento: da uno smartphone, ad una scassatissima Pentax K5).

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I fotogrammi sprizzano dettagli da ogni angolo, le foto sono incise ma non innaturali, la gamma dinamica estesissima ed il cielo ''tiene" (aka non è sovraesposto) anche se il centro dello scatto è in ombra. Sono un istintivo e l'entusiasmo, a volte, mi porta a considerazioni soggette a successive doverose ri-considerazioni. Ma la qualità percepita nei primi istanti in cui ho aperto i file è stata una costante di tutto il mio viaggio svedese e dei giorni successivi in cui, comodamente al PC, ho iniziato a ''vivisezionare" ogni pixel. Intuisco l'enorme potenziale del mezzo: un medio formato così compatto, così semplice da trasportare, quasi invisibile da utilizzare in strada, potrebbe permette di innalzare lo standard della (mia) fotografia di strada a livelli prima ad ora (da me) mai visti.

Per approfondire - Effetto Moirè

La foto all'interno della camera mi permette di notare un altro dettaglio, ovvero la presenza dell'effetto moiré sulla tenda. Si tratta dell'effetto ottico determinato da alcune superfici che 'ingannano' il sensore, indotto a riprodurele con una trama innaturale. Per correggerlo in fase di ripresa, alcun fotocamera sono dotate di un filtro anti-aliasing. La X1D evidentemente no, e non è del tutto un male, anzi è giustificato dal fatto che tali filtri, per quanto ben fatti, possono impoverire i dettagli del fotogramma. Correggere l'effetto Moiré è un'operazione molto rapida, partendo dal RAW e sviluppandolo con Phocus:

Prima e dopo l'intervento sul filtro disturbo (moiré) di Phocus:



Se solo fosse più veloce torno a ripetermi e non parlo di velocità di autofocus, quella, in strada e per il mio approccio alla strada, mi interessa relativamente poco: non faccio fotografia sportiva, so prevedere dove deve cadere il fuoco, scatto a diaframmi piuttosto chiusi, perché, per me, lo sfondo urbano ha la stessa dignità del soggetto umano - non lo elimino, ma lo includo. Parlo, se non si fosse capito, del ritardo tra quando scatto e quando lo scatto viene registrato - questo sì nella fotografia di strada è imprescindibile per me. Le potenzialità percepite, però, sono così elevate che lo sconforto è subito sostituito da una sana voglia di riscatto: domani farò meglio, asseconderò la macchina, senza imporle il mio modo di fotografare.

L'interfaccia di Phocus, l'applicazione realizzata da Hasselblad dedicata allo sviluppo dei file RAW della X1D

Göteborg non è una città che dà immediatamente confidenza al visitatore e passo la prima mezz'ora del giorno successivo semplicemente cercando di percepirne lo ''spirito" - ogni città ne ha uno, ma ogni città è più o meno pudica nel mostrarlo a chi la osserva per la prima volta - mi colpisce 'urbanistica ordinata, i rapporti spaziali tra uomo e architettura, e so che quest'ultima, necessariamente, dovrà avere un posto di rilievo nelle foto che farò. Durante le mie elucubrazioni, la X1D se ne sta comodamente al collo, non è un peso, non è un ostacolo che blocca il flusso dei pensieri, è quello che dovrebbe essere una fotocamera adatta all'utilizzo in strada: una presenza invisibile che diventa protagonista solo al momento del click.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/400, f/8.0, XCD 30

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Ci avviciniamo al traghetto che ci porterà al centro della città, è tempo di provare a dominare la X1D giocando di anticipo. Osservo una ragazza in bici ferma sul pontile in attesa di salire a bordo, so, per questo, che a breve si muoverà e posso prevedere in quale direzione andrà, preparo la composizione - lo sfondo urbano vivaddio è immobile - attendo qualche secondo, ecco, si muove, ma questa volta non scatto quando vedo il passo aperto, faccio l'esatto contrario, consapevole che con una qualsiasi reflex si tratterebbe di uno scatto buttato, ed ottengo ciò che voglio: sono allineato con i tempi della X1D. Con il "trucco" dell'anticipo i miei rapporti con la Hasselbald volgono al meglio.

Visitiamo il mercato del pesce, ma non è come ve l'aspettereste, è tutto molto (troppo) ordinato, i clienti pochi, la gestualità si limitata a qualche composto sguardo, ma uno sguardo, a volte, basta a raccontare una micro-storia.

Hasselblad X1D: ISO 400, 1/50, f6,8, XCD 45 - a destra una crop al 100% della stessa foto

All'uscita, uno stormo di gabbiani mi ricorda che Göteborg è una città portuale. Dire che trovo inflazionate le foto ai gabbiani è riduttivo, ma visto che son qui per provare una fotocamera e non per lasciar traccia nella storia della fotografia, divento un po' più tollerante del solito con me stesso e vado a caccia di una composizione accettabile. L'uomo sulla panchina, con cappuccio e passeggino, è una buona "spalla" per la composizione e lo uso per chiudere in basso, mentre in alto trovo il modo per piazzare un gabbiano in una posa e in punto accettabile. Anche in questa occasione, anticipare è fondamentale - con la X1D in particolare, ma qui avrei giocato d'anticipo anche con una reflex - faccio due prove e la terza mi soddisfa. Il tempo di scatto è contenuto e permette di congelare il movimento, il resto lo fa l'enorme sensore della fotocamera.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/800, f/6,8, XCD 45

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E' tempo di visitare un altro mercato, qui si vende un po' di tutto, è un po' come il mercato della Boqueria di Barcellona, ma più piccolo e molto più ''nordico" - leggasi ordinato e composto. La X1D mette in luce un altro vantaggio nella fotografia di strada: è una macchina discreta, che mette subito a suo agio non solo chi la utilizza, ma anche il soggetto che sta al di là dell'obiettivo.

Hasselblad X1D: ISO 1600, 1/80, f/6.8, XCD 45

Al soggetto fotografato in strada implicitamente chiediamo di donarci un attimo della sua vita, congelato in una foto. Potete capire che non è una richiesta da poco e che, se il soggetto non si sente ''minacciato'' dal mezzo fotografico, è più disponibile a regalare un sorriso spontaneo, come la simpatica e gentile signora del banco. Con la X1D al collo posso sembrare un innocuo turista e chi più chi meno è disponibile a concedere la sua immagine.

Hasselblad X1D: ISO 1600, 1/80, f/6.8, XCD 45

Lasciato il mercato ci dirigiamo verso la Hasselblad House: un tempo era la sede dell'azienda, adesso ospita un ristorante ed altre amenità. Durante il percorso per raggiungerlo ho modo di tornare a riflettere su una considerazione che può sembrar banale, ma che lo è molto meno. Un fotografo di un qualsiasi ''sud" del mondo non è uguale ad un fotografo di un qualsiasi "nord" del mondo. Ha un approccio completamente diverso alla gestione della luce: ho mosso i primi passi nella fotografia nell'assolata Puglia, per poi lasciarla in anni successivi, e so di cosa parlo, ma le considerazioni sui fotografi che vivono in un posto in cui la luce violenta del sole vive in simbiosi con ombre nette non sono mie, io mi limito a condividere quelle del nostro fotografo siciliano, come ama definirsi:

Le mie immagini partono dall'ombra e non dalla luce. E questo non è solo un dato tecnico ma anche espressivo. In Sicilia il sole produce ombre e determina una visione: ti fa vedere il mondo in bianco o nero F. Scianna
Hasselblad X1D: ISO 100, 1/2000, f/5.6, XCD 30

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Mi volto sul marciapiede e noto il controluce pieno, ma vedo anche nuvole bianche in cielo e quello sbuffo di vapore che sembra far loro il verso. E' un'occasione troppo ghiotta per chi fotografa ''dal pieno'', per chi vive di luci e ombre. Un tocco alla ghiera posteriore per chiudere le ombre, mentre il display mi permette di osservare in tempo reale come cambia l'esposizione in base alla scena - potere delle fotocamera che rimpiazzano lo specchio con il mirino elettronico - e faccio click


Osservare un crop della foto rende ancor più l'idea della qualità del file e lavorarlo in Phocus mi permette di riflettere sulla duttilità del medesimo. Potrei quasi spacciare un croppettino al 100% della foto per una foto intera, nata, pensata e realizzata così come la mostro. Ho 50 megapixel a disposizione, fate un po' voi. Nella foto ho volutamente chiuso le ombre - in ripresa lo erano ancor di più, ma le ho ammorbidite appena un po' in sviluppo - ma se lo avessi fatto per errore, avrei potuto recuperarle sino a livelli quasi impensabili per una comune reflex, grazie alla gamma dinamica particolarmente estesa garantita da un sensore medio-formato. Un secondo scatto alla stessa scena mi dà modo di mostrare la validità di quanto affermo - si noti come cambia la leggibilità dei volti. Per rendere l'idea, è come scattare in HDR partendo da un unico fotogramma.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/2000, f/5.6, XCD 30 (a sx). Stesso fotogramma con recupera, riempimento ombre e liv. schiarita in Phocus (a dx)

Proseguiamo verso la Fondazione Hasselblad, ma per strada mi concedo ancora qualche scatto, senza particolari pretese: mentre un attivista mostra con fierezza il messaggio che recita let girls be girls not wives (è peraltro uno dei pochi scatti realizzati con il 90mm, focale troppo lontana dal mio approccio alla fotografia di strada), una ragazza resta immobile sotto una fila di insegne con gli arti inferiori intrecciati in quella inconfondibile posa che solo il gentil sesso sa assumere.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/2000, f/6.8, XCD 90 (sx) - ISO 100, 1/800, f 6,8, XCD 90 (dx)

Per approfondire - dettaglio

Aguzzate la vista, assicuratevi di avere un monitor ben tarato e date uno sguardo alla trama del vestito, ricordando che lo scatto è stato effettuato a metri di distanza, che non ci trovavamo in un ambiente con luci e set preparati, e che si tratta di una foto al volo. Da precisare che il crop al 100% non ha pesanti trattamenti in post produzione, la maschera di contrasto applicata è stata particolarmente blanda. In casi come questi, una medio-formato mostra i muscoli, restituendo dettagli che con altre macchine risulterebbero quasi del tutto invisibili.


Un certo filone narrativo della fotografia di strada - che solo in questa occasione non ho difficoltà a chiamare ''street photography" alla luce delle origini - pone l'accento sulla reinterpretazione della realtà, ovvero sul dare una lettura differente agli elementi della realtà, ricorrendo agli strumenti tipici della fotografia: scelta di cosa includere nel fotogramma e del quando includerlo. L'obiettivo è mostrare quello che, difficilmente, potrebbe essere colto con il ''mondo in movimento", si punta a volte a stupire, altre, semplicemente a far sorridere. E' un approccio ''ludico" alla strada che può andar bene, finché non stanca (per approfondire si vedano alcuni dei fotografi di In-Public). In alcuni casi, nel valutare una "street" si è piuttosto indulgenti su errori tecnici, a patto che siano giustificati da momenti particolarmente ''irripetibili" e da un contenuto forte che consente di superarli.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/200, f/8.0, XCD 90

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Quando arriva la ''rasoiata" dello ''strettarolo puro" (ovvero la capacità di avere un'intuizione e di eseguire la foto in frazioni di secondo, prima che la scena sia svanita e l'intuizione passata a pensiero consapevole), la macchina deve scomparire del tutto e non può mostrare alcuna debolezza nell'esecuzione. L'Hasselblad X1D in questi casi non perdona: non si accontenta dello scatto al volo, pretende cura e attenzione, richiede un po' più di tempo, e se si forzano i suoi ritmi, si stizzisce e restituisce errori. A nulla vale giustificarsi dicendo che nella foto in alto le "gemelle siamesi unite per le chiome" sono un soggetto sufficiente forte per una foto strettamente di genere. Il fuoco va oltre, pur usando il punto centrale - a proposito, perché Hasselblad non ha previsto una comoda croce direzionale/joystick per spostare il punto di fuoco? La luce non aiuta, ma, non è colpa della macchina, che, al contrario, fa di tutto per far emergere i dettagli (sfocati) in controluce. A complicare il tutto interviene il fatto che si tratta di uno dei pochi scatti realizzati con il 90mm, circostanza che complica ulteriormente l'obiettivo del fotografo di strada che punta ad avere a fuoco sia il soggetto, sia lo sfondo.

Mentre cammino, continua ad affascinarmi il rapporto uomo-architettura e cerco di estremizzarlo nelle foto scattate nei pressi dello Stora Teatern. Lo sfondo è buno e pulito, faccio qualche prova e un po' di fortuna, che nella fotografia di strada non guasta mai, mi regala anche il soggetto con lo sguardo in camera, allineamento nel fotogramma buono e passo (quasi) perfetto.

Hasselblad X1D: ISO 100, 1/160, f/8.0, XCD 90

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Non mi illudo, però, poteva essere uno scatto buono, ma tenderei a cestinarlo. Non lo faccio subito solo perché mi permette di riflettere ulteriormente sul funzionamento della X1D. Affidarmi agli automatismi non è stata una buona idea. Il tempo di scatto di 1/160 è sufficiente per avere uno sfondo non mosso, ma non per congelare il movimento del soggetto. Il piede d'appoggio è nitido e a fuoco, non lo è il resto del corpo. Un giorno è ancora troppo poco per stabilire quanto mi posso fidare degli automatismi e per entrare in sintonia con quella che con la modalità di funzionamento che con ogni fotocamera tendo a preferire, ovvero la modalità completamente manuale.


(peccato, aveva anche un'interessantissima fotocamera vintage in mano ... perfetta per una ''meta-fotografia" .. sigh)

All'interno della Fondazione la prima tappa è la sala dedicata ad Hasselblad, ci sono foto di famiglia di Victor Hasselblad, una teca all'interno della quale la X1D svetta insieme alle altre fotocamera dell'azienda svedese, sul lato opposto un'altra teca ricorda quanto il marchio sia unito a doppio filo con la Storia, non solo quella della fotografia, ma quella con la "S" maiuscola. La Hasselblad Data Camera, una Hasselblad 500EL modificata, è stata utilizzata il 20 luglio del 1969 durante la missione Apollo II per catturare un fotogrammi diventati icone del primo uomo sulla Luna. Provo a fare una sintesi, giocando con i riflessi sulla teca centrale: l'uomo, l'astronauta, l'impronta, in basso la sagoma trasparente della Hasselblad ''lunare". Nei riflessi dei faretti i più visionari potrebbero intravedere un accenno di stelle.

Hasselblad X1D: ISO 3200, 1/50, f/8.0, XCD 45

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Provo a cambiare registro, dal tono alto passo ad uno più ''frivolo": noto il buffo modo che quell'omino in fondo alla sala ha di osservare ogni minimo dettaglio delle foto appese al muro. Compongo, sfruttando la prospettiva, aspetto la posa giusta (ce ne regala diverse interessanti), ed alla fine scelgo quella in cui il gesto dell'"osservare con estrema attenzione" è massimamente espressivo.

Hasselblad X1D: ISO 1600, 1/80, f/8.0, XCD 45

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E' ora di riconsegnare la fotocamera, c'è giusto il tempo per un caffé da Matteo (fa il caffè più buono di Göteborg, beh, diciamo il meno peggio) e per l'ultima cattura ''al volo" che chiude una giornata, per restare in tema, volata via in compagnia della macchina e dei miei compagni di viaggio.

Hasselblad X1D: ISO 400, 0.6, f/8.0, XCD 45

Per approfondire: Prova ISO

In un angolino del caffè mi ritaglio pochi minuti per una rapida prova degli ISO. I risultati, credo, si commentano da soli, ma, per una sintesi, posso affermare che sino a 1600 ISO il rumore digitale è virtualmente inesistente. A 12800 ISO la fitta grana lascia ancora visibili molti dettagli, che iniziano a svanire con più decisione allo sto successivo.

Hasselblad X1D: ISO 400, 1.6, f/8.0, XCD 45

BONUS: Foto paesaggio_poco_ispirate_ma_utili

Quando vado all'esterno in vacanza, i miei conoscenti mi chiedono sempre di mostrare le foto del luogo - leggasi quelle ''turistiche" - io me ne torno sempre con una montagna di fotografie di genere più o meno incomprensibili e, se di buon umore, rispondo che non ne ho fatte, se di cattivo umore, ribatto che le possono trovare su Google Maps. A Göteborg non ci sono andato in vacanza - anche se è stato un bel viaggio di lavoro - per questo qualche foto ''turistica" l'ho portata a casa, principalmente per offrire ulteriori spunti di riflessione sulla qualità della macchina.

Invito a osservarle nelle dimensioni originali, andando a caccia di dettagli, anche quando le condizioni di luce non sono ottimali.

Stimolante è la parola che mi viene in mente dopo aver provato la X1D. Avrete capito che quanto riportato non è che un punto di osservazione particolare, quello di un fotografo che ha praticato uno specifico genere fotografico. La fotografia di strada è un genere di nicchia, la X1D, dal canto suo, è altrettanto di nicchia, sia per il prezzo, sia per le caratteristiche che non la rendono adatta ad ogni genere fotografico. Eppure, è stato gratificante superare il limite - della fotocamera e del fotografo che, col tempo, tende a seguire binari prestabiliti - il premio è poter contare su file di qualità impareggiabili che, nel mio caso, mi permetterebbero di portare avanti progetti fotografici da tempo accantonati - sarebbe perfetta per continuare ad esplorare il tema narrativo dei rapporti spaziali uomo ed ambiente urbano che non può che trovare la sua consacrazione in stampe di generose dimensioni.

Nel corso della mia trasferta ho sentito in più occasione ripetere che la X1D è una fotocamera adatta per un genere di fotografia più ragionata, proprio perché, quanto meno al momento, non può contare su una rapidità operativa tale da competere con le reflex. Ho capito il senso di quelle osservazioni, anche se mi istintivamente venuto in mente di ribattere che ogni fotografia appena accettabile è una fotografia ragionata. Non l'ho fatto ed ho atteso sino a trovare un modo per superare quello che rappresenta al momento, il suo principale ''difetto", in prospettiva fotografia di strada. Ritengo di aver fatto bene ad attendere, perché è una fotocamera che, più che per un genere di fotografia ragionata, è adatta per far ragionare il fotografo sul suo modo di fare fotografia e, ogni tanto, trovare nuovi stimoli ed accettare nuove sfide per continuare a farlo è estremamente piacevole.

Chiudo con un apprezzamento per Hasselblad che ha scelto di far provare la X1D al di fuori di un ambiente ''protetto" in cui i giornalisti avrebbero potuto sbagliare assai poco - si pensi ad un set di posa appositamente studiati - come altre aziende scelgono di fare. Avere la massima libertà di fotografare significa anche avere la massima libertà di sbagliare, e avere questa libertà in strada significa accettare di praticare uno dei generi fotografici più difficili, perché la fotografia di strada non offre il controllo di nulla: né delle luci, né del soggetto, né del tempo con cui la scena si compone. E' un po' come la cucina ''povera" che si realizza con ciò che si ha, con ciò che la fortuna e i piedi, cari a Monti, fanno raggiungere. Non per questo è una cucina meno gustosa e ricca, anzi.

Certo, associare il concetto di "povero" con il brand Hasselblad è una contraddizione in termini. C'è una concreta possibilità che la X1D sarà presa di mira da facoltosi fotoamatori abbagliati dallo storico brand che si accontenteranno di usarla a mo' di compatta superlusso per le foto delle vacanze. Più rassicurante è la prospettiva dei fotografi professionisti che la sceglieranno come secondo corpo, più compatto, da abbinare alle sorelle maggiori della serie H6 o di chi affronterà l'esborso per beneficiare di tutti i vantaggi di un sensore di dimensioni a dir poco generose, abbinato ad un sistema mirrorless e ad ottiche progettate con cura certosina e che produce come risultato finale la virtuale assenza di vibrazioni in fase di scatto e, quindi, di micromosso nelle foto.

L'ultimo mio pensiero sulla trasferta svedese è rivolto proprio a chi non pratica la fotografia di strada, né il reportage - pro compresi: se alla fine del primo giorno di prova della X1D si riesce a portare a casa qualche scatto accettabile in uno scenario così difficile come la strada, cosa si potrebbe ottenere in altri generi molto più ''controllati" contando su di un mezzo leggero e pratico da trasportare? Se Hasseblad riuscirà ad affinare ulteriormente il software, ancora bisognoso di qualche ritocco - ricordo che la macchina provata è un esemplare regolarmente in commercio e non pre-serie - e a soddisfare alcune richieste, come l'aumento della velocità operativa e il potenziamento degli strumenti di creazione dei file JPG - al momento è la potenza di calcolo a limitare, mi è stato detto - potrà consolidare la sua posizione in quella che è una nicchia di mercato, le fotocamera mirrorless medio formato, che si traduce ora come ora in una corsa a due che la vede contrapporsi a Fujifilm.


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Commenti

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i-talia

Articolo scritto con attenzione e cura, mi piace.

FabrizioSilveri

No no, quello che faccio io è esattamente premere un bottone (nel mio caso il tasto giù della croce direzionale, ma puoi impostarlo su uno dei tre tasti funzione se preferisci) e scegliere l'ISO con i tasti direzionali senza staccare l'occhio dall'EVF, e stessa cosa è per il WB.
Le mirrorless hanno in genere gli stessi controlli delle reflex di pari gamma ormai da qualche anno...

Mattia Righetti

Si però per cambiare iso è tutto il resto,tranne aperture e shutter, Devi girare la rotella, settare, rigirare la rotella e poi scattare, o sbaglio? Non è un processo immediato come premere il bottone guardando direttamente dal viewfinder e settare quello che si vuole

FabrizioSilveri

Eh ma se sta nello zaino non ce l'hai per uno scatto veloce quando ti serve, capisco che per te non è un problema ma per me sarebbe un ostacolo notevole, quando vedo lo scorcio giusto voglio approfittarne subito, e una micro4/3 la puoi tenere tranquillamente tutto il giorno al collo.
Non voglio convincerti a comprarne una, eh, era solo per spiegarti i motivi che spingono quella nicchia ad appassionarsi tanto a questo formato (tra cui anche qualche professionista), tutto qui.

FabrizioSilveri

Vabbè, ovvio, si parlava di un wide (24 o 28mm equivalenti credo), ma è comunque un risultato notevolissimo

Michele M.

Dipende sempre dalla lunghezza focale eh... vorrei proprio vedere uno che scatta a 5" a mano libera su un 300mm.. ;)

Michele M.

Ma infatti ti dico, sta bene che ci sia scelta perché non tutti ragionano allo stesso modo. Io ad esempio se non voglio il "peso" inteso come paura/responsabilità della reflex la lascio volentieri a casa e giro solo con lo smartphone (ed un Lumia 950XL fa davvero delle gran belle foto, anche in condizioni di luce difficili come forti contrasti). Ma il kilo e mezzo della reflex non mi ha mai fatto desistere dal portarmela anche su un passo di montagna fino a 2000 metri perché una volta finita nello zaino quasi non la senti..

FabrizioSilveri

Ho mani decisamente poco ferme, ma con la mia Oly OM-D EM-5 (stabilizzatore a 5 assi, si, ma del 2012) scatto tranquillamente a 1/2 senza vedere micromosso, con qualche tentativo e un po' di concentrazione anche 1/1.6 o 1/1.3. Con la nuova EM-5 II ho visto foto senza neanche la minima ombra di mosso a 5", mano libera ovviamente.
Non so se c'entri lo specchio o se quelli di Oly siano semplicemente dei geni con gli stabilizzatori, ma tant'è.

FabrizioSilveri

Posta le tue foto "degne", allora

FabrizioSilveri

Dipende da un sacco di fattori, con un po' di zoom puoi ottenere sfocato anche con ottiche più lente (nei ritratti, ad esempio) ma si, con lenti medium/wide serve qualcosa di più. Per le prime va bene, ce ne sono parecchie che scendono sotto F/2 (20, 15 e 12mm Pana, 17 e 14mm Oly, fra l'altro tutte lenti estremamente compatte e di qualità) mentre gli zoom sotto l'F/2.8 non vanno (12-40mm Oly,12-35mm Pana), che basta se c'è molta profondità nel soggetto ma non fa certo miracoli. E se come me sei limitato dal budget e prendi un obiettivo economico (Oly 12-50mm F/3.5-6.2, 100£ nuovo su eBay), lo sfocato a volte viene talmente male che è meglio non sfocare affatto.
Ma, d'altro canto, questo è l'unico vero difetto del micro4/3 rispetto al APS-C, perché la qualità fotografica è simile e raramente i pixel in meno si sentono, mentre porta vantaggi enormi in termini di compattezza.
Ci sono dei compromessi, ovvio, ma se si vuole avere una macchina da portare ovunque ma ancora capace di fare foto meravigliose e di fare al fotografo tutti i comandi necessari, sono la scelta migliore. Non a caso, sono apprezzatissime per street e landscape photography, che richiedono tantissimo impegno "di piedi", per dirla come l'articolista.

FabrizioSilveri

Appunto, sono esattamente quelle cose che mi hanno fatto puntare su una mirrorless! Le OM-D hanno le tre ghiere classiche, comandi completamente personalizzabili (quindi ISO, WB, tono colore, puntamento dell'autofocus e manual focus a portata di dito), EVF che copre il 100% dell'immagine e via dicendo, ed è per quello che ne ho comprata una. L'impugnatura è soggettiva, ma comunque più grande delle mirrorless che vogliono imitare le compatte tipo Nikon1, io non ho mai avuto problemi (e in ogni caso ci sono accessori ufficiali per renderla "da reflex").
È proprio questo che intendevo: le mirrorless micro4/3, almeno quelle ben fatte, ti danno tutte quelle piccole cose che facilitano la vita al fotografo, compreso un parco ottiche notevole (delle stesse dimensioni di quelli per i sensori APS-C di Nikon e Canon), in un pacchetto molto più compatto non solo per il corpo macchina ma soprattutto per le ottiche, che grazie alla dimensione del sensore possono essere molto più piccole a parità di qualità.
Poi indubbiamente una stampa 10x10 metri non ce la fai, ma per quella serve la Hasselblad qui sopra!

Michele M.

Personalmente su APS-C ho iniziato a vedere uno sfuocato decente oltre F2.8, mentre su FF anche tranquillamente da F4 in poi (ovvio, considerata la dimensione del sensore). Questo mi porta ad immaginare almeno un F1.8 per una M43 e da quel che vedo ce ne sono poche...

Personalmente non comprendo questo formato ma pare che una sua nicchia di utilizzatori se la sia ritagliata.. meglio così, c'è più scelta per coprire le più disparate esigenze ;)

Mattia Righetti

Scusa intendevo metri, era un caso esagerato ovviamente per farti capire la differenza. Comunque concordo che anche con una 16mp APS-C stampi bene. Ad ogni modo è una cosa molto soggettiva, io sono appassionato e me ne intendo parecchio ormai e ho una D800 Nikon, mi piace avere un corpo macchina bello grosso che impugno bene, ma la cosa che mi piace di più è che ogni tasto per lo scatto manuale è a portata di mano, se voglio cambiare ISO, f stops è tutto a portata di mano, white ballance e bracketing. Insomma con una APS-C entry level queste cose non le hai a meno che non assegni ogni tasto ad una diversa azione. Anche il viewfinder è una cosa abbastanza importante per me e quello della D800 che copre il 100% della foto è indisepnsabile ormai per me. Tante "piccole" cose che poi alla fine determinano la scelta insomma.

FabrizioSilveri

10x10cm? Premesso che stampo molto raramente, la stampa a piccolo formato tiene benissimo con una micro4/3. Discorso diverso se vuoi un quadro da parete, ma quello è vero anche per un APS-C.
Non sto dicendo che siano macchine perfette, la scarsa profondità di campo si sente tanto sopratutto con ottiche non eccelse e un sensore da 16MP non può certo competere con un FF da 30, però sono svantaggi che in certi contesti compensano: una reflex FF ha un costo e un ingombro eccessivi per il comune mortale, e anche le reflex più piccole, con cui le mirrorless si confrontano in termini di costo e qualità fotografica, hanno un ingombro decisamente superiore.
Per me, che sono solo uno studente appassionato di fotografia e di montagne, avere la possibilità di tenere la macchina fotografica nella tasca della giacca significa avere la libertà di portarla ovunque, e di non rovinarmi il collo quando vado a camminare. Con una reflex FF, se anche me la potessi permettere, non ci farei nulla, questa la uso tutte le settimane.
E la macchina può essere figa quanto ti pare, ma se le foto poi non le fai...

Mattia Righetti

Bhe se le usi per caricare su instagram ti do anche ragione, ma se stampi 10x10 la vedo molto dura.

FabrizioSilveri

Nettamente più piccolo rispetto a cosa? A un FF indubbiamente, ma la maggior parte delle persone usa APS-C e quanti sono gli scatti in cui ti rendi conto della differenza?
L'unico problema, almeno che ho riscontrato io, è la profondità di campo ridotta a parità di rapporto focale, ma anche li se si ha voglia di spenderci si può compensare con ottiche migliori.

FabrizioSilveri

No no, mo' vojo vede' che foto hai fatto, visto che fai tanto il figo... o non hai il coraggio?

FabrizioSilveri

Credo che si sia capito dall'articolo come lo stesso autore sappia benissimo che una macchina del genere se non sai come usarla te la dai in fronte.
Io sono alle prime armi, ci perdo tempo e mi ci diverto, per cui la mia mirrorless micro4/3 va più che bene e anzi, capace che le foto con questa Hasselblad mi verrebbero (magicamente) pure peggio, ma una roba da 10.000€ non è certo diretta a me.
Nelle mani giuste il mezzo tecnico può fare cose impressionanti, dare al fotografo opportunità che non credeva di avere, ma è il fotografo la parte importante, sempre, mai la macchina.

FabrizioSilveri

Due mezze giornate, con il tempo che c'era e andando in giro a caso per una città che non è esattamente nota come la più bella dell'universo, per di più dopo anni di inutilizzo di macchine "pro" e al primo contatto con una medio formato.
Più del potenziale non è che poteva far vedere...

FabrizioSilveri

Macchina meravigliosa, fotografie perfette.
Non la comprerei neanche se avessi tutti i soldi del mondo, perché non è la foto di strada che mi interessa e meno che mai quella di studio, ma ha un fascino infinito e fa delle foto da lasciare a bocca aperta.
Per i comuni mortali che devono lottare col budget, invece, non posso non consigliare di cedere qualcosa sulla dimensione del sensore e farsi una micro4/3: ho una (vecchia, ormai, ma sempre ottima) OM-D E-M5 e cavolo se fa miracoli. Soprattutto perché ci sono ottiche per tutti i gusti e tutte le tasche, non solo inteso come denaro, ma proprio come dimensioni, che ormai anche tra le mirrorless quelle "tascabili" sono pochissime.
Avevo alte aspettative quando l'ho comprata, ma davvero una grandissima piccola macchina.

MatitaNera

concordo se non hai occhio e senso della composizione il mezzo tecnico non conta nulla

Thomas Turbato

maaaaa.che prezzo ha?

diluca

Un poema per sta macchinetta...
Ma quanto vi danno per questi spot pubblicitari?

netname

più che altro lenti che non hanno alcun senso.

netname

a milano e torino ne provi un carretto .

netname

fanno ridere e basta... i sensori sono SEMPRE di sony... e con una fracassata di soldi in meno ti compri una a7r2 che ti fa godere MOLTO di più...
poi per carità... se qualcuno si sente di avere il cul0 cosi grosso o è tra quei 400 fotografi al mondo che la usano... va anche bene...

io invece ho visto diversi e diversi professionisti a livelli stratosferici passare da MF a FF Sony.

L'avocado del Diavolo

Suvvia non esageriamo !
Le cafonate a parer mio le scrivi e le difendi, la cafonaggine la trovo quando si fa disinformazione.
Ripeto informati meglio sul mondo del medio formato.

Alex Dimax

in mutandis...dopo che la compri :)

Gianni Alberto Passante

ripeto, è un prezzo che a me sembra anche basso. mi sa che non l'hai mai provata una medio formato e probabilmente è la prima volta che senti parlare di hasselblad vero?

Gianni Alberto Passante

be ma ha ragione, credo sia la hasselblad meno costosa di sempre, anzi a me pare un prezzo veramente concorrenziale

Gianni Alberto Passante

io la mia fuji apsc la porto con me 24h al giorno in borsa, la 7d praticamente la stavo lasciando a prendere muffa. è una bella differenza

Tony Musone

Ci sono appena tornato a Milano, ho vissuto 20 a roma, un vero paradiso infernale... Ma un po' mi manca ;)

Hai visto che dettaglio? Ed è un jpg da 8mb immagina il tiff :))

Michele M.

Vista... Che dire, colori stupendi e tanto dettaglio.. In effetti sembra una multi esposizione per quanto è pulita

Tony Musone

se mi dici quando l'hai vista, preferirei levare il link
grazie

Tony Musone

che fai... mi provochi? ...
tiè: a7rii_zuiko85mm_iso50_1/8... a mano! ....naaa... scherzo!

naturalmente nel recupero delle ombre potevo spingermi oltre, forse ce l'ho pure ma non mi piace esagerare :)

https:// drive. google. com /file/d/0B1bihNebLYDfQmgxMDN0XzdJTkE/view?usp=sharing

Michele M.

Nah oramai mi sono buttato su Nikon fra D750, 24-120 f/4 e 300 f/4. Di ottica "vintage" ho una Zeiss Planar per Hasselblad 80 f/2.8 che però è troppo morbido a TA. Adesso direi che mi manca giusto un bel grandangolo e sono a posto.

Fin'ora sono ultra-stra-soddisfatto sia delle ottiche (in particolare il 300..) che soprattutto della macchina.. anche io ho una gamma dinamica da far paura (14.5 stop) ed infatti è come scattare sempre con l'HDR attivo (prova a dare un occhiata a questa.. https:// 1drv. ms/i/s!Auxdy70nvM2po7stPuinCBdD8rUCMw Il sole stava giusto spuntando da dietro le nuvole in alto a dx, puoi solo immaginare che contrasto c'era! )

Tony Musone

Non sono un fan boy, per me è solo uno strumento. Ma lasciati dire che è una signora macchina, per il recupero delle ombre che ha, è come avere l'HDR di serie e pur non essendo la S lavora meravigliosamente ad alti ISO, poi molto lo fanno di certo le ottiche ma con delle lenti mediocri come quelle che uso ha un dettaglio, che all'inizio mi ha sbalordito. Considera poi che avendo lo stabilizzatore sul sensore qualsiasi lente che monti sarà stabilizzata

Ed escile 'ste tremila euro :))

Michele M.

vorrei tanto provarla sta A7RII, sono davvero curioso.. le ML che ho provato fin'ora sono di fascia bassa o medio-bassa.. non è che bazzichi in Emilia? :D

Tony Musone

bè, se consideri che l'a7RII ha anche l'otturatore elettronico (quello meccanico provoca anche lui delle vibrazioni) e la stabilizzazione sui 5 assi, recuperi anche più di due stop... a naso e non ;)

Michele M.

Addirittura due stop!! A naso mi sa che hai un po' esagerato... Vorrebbe dire che se io scatto fermo con una Nikon a 1/20 tu puoi scattare poggiato ad un muro a 1/5..

Tony Musone

ovvio che la mano incide ma a parità di focale su una mirrorless guadagni uno stop, se ti appoggi, anche due

perchè oltre alla mano, inevitabilmente vibra pure lo specchio, questo è ancora più evidente nelle lunghe esposizioni anche quando si scatta con l'ausilio di un treppiede e/o uno scatto remoto, infatti per ovviare Canon prevede (spero di non sbagliare i termini) il "Mirror Lockup" e Nikon "l'Exposure Delay" per bloccare lo specchio

L'avocado del Diavolo

Ma hai mai sentito parlare di hasselblad prima d'ora ? Phase One ?
Io non credo dalle cagate che scrivi..

JackStrambo

Costa perché produrre dei sensori così grandi su un wafer non è una cosa assolutamente immediata, è facile incappare in imperfezioni e buttare via l'area di silicio utilizzata. I wafer hanno poi forma circolare quindi l'area effettivamente utilizzata non è mai tutta.
In fin dei conti un sensore del genere costerà intorno ai 3/4000 euro.

Michele M.

Come mai dici? Se ti riferisci al micromosso che eviti per l'assenza dello specchio non è forse vero che noteresti maggiormente la vibrazione indotta dalla mano? (chiedo perché a questa considerazione non ci ero mai arrivato)

Tony Musone

Ho parlato di silenziositá non di micromosso, però dato che ne parli, l'assenza dello specchio permette di scattare a mano libera con tempi più lunghi e ISO più bassi.

Gualdo

La recensione della X-T20, promessa da Riccardo è stata annullata?

Tony Musone

Quello che tu chiami perbenismo a me pare essere solo buon senso, con giusto un minimo di rispetto nei confronti del prossimo, dato che per di più non abbiamo speso un centesimo per leggerlo.

Probabilmente abbiamo sensibilità diverse.

Comunque, come non detto e buon proseguimento

Michele M.

https://uploads.disquscdn.c...
"La sua grandezza rimane contenuta" beh insomma... a momenti diventa più alta di una reflex con battery grip..

PS: il micromosso dello specchio può benissimo venir compensato dalla funzione mirror up che uso anch'io per astrofoto..

il Gorilla con gli Occhiali

Non saprei, bisogna fare un confronto.

Loris Piasit Sambinelli

io difatti ho premesso che mi ero accorto di quanto si fosse impegnato l'autore a scrivere questo articolo. Però suvvia, deve pervadere sempre il perbenismo? Caspita portare quelle 5/6 foto di nessuna qualità non va bene! se no a quell punto lasci perdere di scrivere un articolo non tecnico e ti butti invece sull'articolo tecnico con foto di esempio senza nessuna finalità artistica.

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