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Recensione by HDBlog Sony VPL-HW30ES: proiettore 3D Full HD

27 Aprile 2012 11


Il Sony VPL-HW30 è indubbiamente un prodotto molto interessante per svariati motivi: anzitutto si tratta del successore di una linea di prodotti (a partire dal HW10) molto riusciti, inoltre si tratta del primo proiettore 3D Sony di fascia media (fino allo scorso anno le funzionalità riguardanti la visione in 3 dimensioni erano esclusiva della fascia alta di mercato).

L'interesse è quindi alto sia per quanto riguarda il 3D, che nelle intenzioni di Sony dovrebbe essere migliorato sotto molteplici aspetti (specialmente per quanto riguarda la luminosità e la presenza di crosstalk; anche gli occhiali sono stati rivisti, rispetto a quelli del 2010), sia per quanto riguarda il rapporto qualità-prezzo, molto interessante per un proiettore dotato non solo del supporto per le immagini tridimensionali, ma anche di interpolazione dei frame e di altre caratteristiche derivanti dal VPL-VW90, il precedente top di gamma. Nel corso della recensione vedremo se le attese e le premesse saranno state mantenute.

Specifiche tecniche

Il VPL-HW30ES utilizza tre pannelli SXRD da 0.61: SXRD è l'applicazione della tecnologia LCOS (Liquid Crystal On Silicon, ovvero cristalli liquidi su silicio) di Sony.

Vediamo, sinteticamente, come funziona la tecnologia SXRD.

I proiettori di questo tipo utilizzano tutti tre matrici, una per ogni componente cromatica primaria: rosso, verde e blu. La struttura dei pannelli è piuttosto complessa: a comporli è l'insieme di un substrato di vetro, uno strato di silicio contenente i pixel ed infine, nello spazio compreso tra i due strati, la sezione contenente i cristalli liquidi.
La composizione delle matrici si può osservare in questa immagine.


Lo strato di silicio, visibile in basso e posto sul fondo, è quello contenente i pixel, separati, tra loro, da uno spazio di 0.2 micro-metri: la brevissima distanza tra i pixel è importante per ridurre il cosiddetto effetto zanzariera (o screen-door effect), ovvero per impedire che, da normale distanza di visione, risulti visibile la griglia dei pixel che compone l'immagine (viene definito "effetto zanzariera" perchè, se visibile, da l'impressione di osservare le immagini come se si fosse posti dietro una griglia a maglie molto fini, come una zanzariera, per l'appunto). In sostanza viene minimizzato lo spazio tra un pixel e l'altro, in quanto in esso non è presente nessun contenuto da mandare a video: non si tratta, quindi, di una porzione utile dell'immagine, e finirebbe col disturbare la visione, causando una sensazione di minor dettaglio. La struttura dei pixel appare, quindi, questa.


Questo risultato è possibile grazie alla conformazione dello strato di silicio: per ottimizzare lo spazio, la struttura contenente i pixel è separata da quella contenente i transistor. I pixel, costituiti da una superficie riflettente, sono posti su un livello superiore, con tutti i circuiti posti dietro di essi, in modo che la loro presenza non comporti un inutile aumento di spazio. In questa immagine è visibile la conformazione summenzionata (si tratta della sezione laterale, ingrandita, riportata nella prima immagine del paragrafo come 1).


Sopra allo strato di silicio è posto lo spazio in cui vengono inseriti i cristalli liquidi: la porzione che contiene i cristalli liquidi è separata dalle altre tramite due strati inorganici che la allineano al vetro, posto sopra di essa, e al substrato di silicio, posto sotto di essa. Per rendere i pannelli più reattivi, lo strato contenente i cristalli liquidi è spesso 2 micro-metri: lo spessore è importante in quanto più è ridotto, più diventa semplice orientare i cristalli liquidi per comporre le immagini a video; questa maggior semplicità è dovuta al fatto che uno strato più compresso contiene meno cristalli liquidi, il che implica un minor impiego di energia, e di conseguenza una miglior efficienza e tempi di risposta più bassi.


I cristalli liquidi impiegati sono del tipo Vertically Aligned Nematic (VAN).

Il substrato superiore, infine, è costituito da un vetro, rivestito di un materiale che ne riduce le riflessioni interne e favorisce il passaggio della luce; il rivestimento è denominato Index Matching Indium-Tin- Oxide, più comunemente noto con l’acronimo IMITO.

L’assemblaggio porta, infine, a costituire le matrici che vengono impiegate per comporre le immagini.


Non resta, quindi, che analizzare il modo con cui le immagini vengono visualizzate a video: la luce, proveniente dalla lampada, viene separata nelle tre componenti cromatiche primarie tramite l’utilizzo di specchi dicroici (uno specchio dicroico è costituito da un vetro al quale viene applicato un filtro: questo filtro consente di far passare solo raggi di luce di determinate lunghezze d’onda, riflettendo tutto quello che ha una lunghezza d’onda inferiore).


Si ha, dunque, una prima separazione in blu e giallo, ed una seconda separazione del giallo in rosso e verde. I tre fasci luminosi vengono quindi indirizzati, separatamente, verso le tre matrici, contenenti i pannelli: la luce filtra attraverso di essi e viene riflessa verso l’esterno (motivo per cui questa tipologia di pannelli è detta riflessiva), dove viene ricomposta in un unico fascio luminoso attraverso l’utilizzo di un prisma, andando quindi a comporre le immagini che vengono visualizzate sullo schermo.


Onde ottimizzare la qualità delle immagini, Sony ha impiegato diverse tecnologie: le matrici a 240Hz, il controllo dinamico della lampada, l’Advanced Iris 3, il Motionflow, il Real Color Processing e la funzione di allineamento delle matrici.

Il refresh rate delle matrici è stato portato a 240Hz per una migliore visione in 3D:  la ragion d’essere di questa scelta consiste nel flickering che si può ingenerare durante la fruizione di sorgenti tridimensionali; l’utilizzo degli occhiali attivi, che alternano la visione dei fotogrammi per occhio destro e sinistro, oscurando, nel contempo, la visione per l’altro occhio, può infatti portare a non avere una stabilità ottimale nella visione. Con un aggiornamento di 240 fotogrammi al secondo è quindi possibile ridurre questo fenomeno, ottenendo immagini più stabili e più rilassanti per la vista, oltre ad ottenere benefici anche sulle immagini in rapido movimento (rese più nitide della minor persistenza a video dei singoli fotogrammi).


Sempre riguardo alla visione di sorgenti in tre dimensioni, sono stati apportati cambiamenti per migliorare la luminosità delle immagini (tallone d’Achille della precedente generazione di proiettori 3D): proprio questo è lo scopo del controllo dinamico della lampada.


Come funziona questo controllo dinamico? Si tratta, sostanzialmente, di una sincronizzazione tra gli occhiali attivi e la lampada del proiettore (che è una classica UHP da 200W): quando gli otturatori degli occhiali 3D si aprono, in modo da visualizzare il fotogramma per un determinato occhio, si ha, contemporaneamente, un aumento nel flusso luminoso del proiettore (per via del fatto che la lampada, al contrario di quello che avviene normalmente, non è alimentata in modo continuo, ma ad “impulsi), che aumenta quindi la luminosità delle immagini dirette, di volta in volta, ad uno degli occhi. In questo modo si può ottenere una maggiore luminosità delle immagini (Sony dichiara, per l’HW30, una luminosità tre volte superiore), oltre che ad una gestione più efficiente della lampada.

Come i modelli prodotti nel corso del 2010, anche il VPL-HW30ES dispone di iris dinamico, implementato nella versione Advanced Iris 3.


Non si tratta di una novità: la stessa versione equipaggiava anche il VPL-HW20ES dello scorso anno, ed il funzionamento è rimasto il medesimo; il diaframma viene chiuso od aperto in maniera dinamica, ovvero in relazione al contenuto da visualizzare a video, in modo da ottimizzare il contrasto (innalzando la dinamica delle immagini), privilegiando, di volta in volta, la resa delle basse od alte luci.


Novità assoluta, per quanto riguarda la gamma media di Sony, è il Motionflow: si tratta di un famoso algoritmo proprietario (utilizzato da anni, con successo, anche sulle tv del colosso giapponese) che si occupa di gestire l’interpolazione dei frame, direttamente derivato dal top di gamma dello scorso anno, il VPL-VW90ES.


L’algoritmo opera analizzando i fotogrammi in sequenza, e andando a creare nuovi fotogrammi, che si aggiungono a quelli contenuti originariamente nella sorgente: il risultato sono immagini più fluide e più nitide, in quanto meno soggette a motion blur a causa della minor persistenza a video dei singoli fotogrammi. Grazie ad esso l’HW30 può raddoppiare i fotogrammi a video.

Un’altra novità è costituita dal Real Color Processing, qui presente nella versione 2: si tratta, in parole povere, di un CMS (color management system) 3D, che permette di regolare colore, tinta e luminosità per ogni componente cromatica primaria, ovvero rosso, verde e blu, consentendo, quindi, almeno sulla carta, una accurata calibrazione della fedeltà cromatica del proiettore.

Ultima delle novità, ma solo in ordine di citazione, è la funzione di allineamento delle matrici: tramite l’apposita voce nel menu è possibile allineare i pannelli, operando indipendentemente su rosso, verde e blu.

Tra le altre specifiche non trattate estensivamente, ma comunque meritevoli di menzione, troviamo la possibilità di convertire i contenuti 2D in 3D, la possibilità di avere impostazioni separate tra 2D e 3D (i settaggi utilizzati in una modalità non influenzano quelli utilizzati nell’altra) e la rumorosità della ventola che si attesta sui 22 dB.
Infine, vi proponiamo una tabella riepilogativa di tutte le specifiche dichiarate dalla casa.


Costruzione, design e dotazione


Esteticamente il VPL-HW30ES si presenta come assolutamente indistinguibile dai suoi predecessori: le linee utilizzate riprendono pedissequamente quelle impiegate per l’HW20, che, a loro volta, non erano dissimili dal design realizzato per l’HW10. Si tratta, quindi, di una scelta all’insegna della continuità, ed effettivamente non si avverte una effettiva necessità di rinnovare completamente lo chassis: l’aspetto, pur semplice e spartano, è tutt’ora gradevole grazie anche al contrasto generato tra la finitura della parte superiore, lucida, ed il resto del proiettore, opaco (curiosamente Sony ha poi invertito questo rapporto sul VW1000, che presenta solo il frontale lucido).


Le proporzioni sono ingentilite tramite il ricorso a linee morbide e tondeggianti, che contribuiscono a sfinare il frontale e a rendere meno imponente il lato superiore (particolare importante soprattutto nel caso di installazione a soffitto). A spezzare questa continuità sono i lati, perfettamente squadrati: la dicotomia tra le due soluzioni crea una discontinuità molto ben congegnata, conferendo al prodotto una certa personalità; non si tratta, per capirci, del classico “scatolone o del proiettore che, proprio per non essere annoverato nella categoria summenzionata, finisce per risultare eccessivamente bombato o tondeggiante. Altro elemento distintivo è la rientranza in corrispondenza dell’obiettivo: essendo quest’ultimo sporgente, rispetto al corpo della macchina, si è saggiamente scelto di inserirlo all’interno di una incurvatura verso l’interno dello chassis, in modo da non rendere la sua presenza troppo accentuata.

Passando ad esaminare i particolari, si nota come i lati ed il bordo inferiore ospitino le feritoie che consentono l’aerazione per il sistema di raffreddamento (per la precisione il loro utilizzo è per la fuoriuscita dell’aria calda). Sopra l’obiettivo, appena sopra al frontale, sono ospitati i controlli per il lens shift.


La regolazione avviene tramite controlli meccanici (l’ottica non è, infatti, motorizzata), agendo sulle classiche rotelle, una per la regolazione dell’immagine in verticale, l’altra per la regolazione in orizzontale. Sono inoltre presenti, tra i due meccanismi, le spie che indicano lo stato di funzionamento.

Il lato posteriore è interamente occupato da un’ulteriore griglia per l’aerazione, utilizzata, in questo caso, per l’aspirazione dell’aria.


Nella parte inferiore, in prossimità del bordo posteriore, è posto lo sportello che consente di accedere al vano contenente la lampada.

Sul lato sinistro (vedendo il proiettore di fronte) sono posti gli ingressi ed i comandi per operare in assenza del telecomando.


Troviamo la classica croce direzionale, provvista di tasto centrale per la conferma, il tasto menu, il tasto per la selezione dell’input ed infine quello per l’accensione e lo spegnimento. I comandi sono integrati piuttosto bene, in quanto pur non essendovi un ricorso a soluzioni particolarmente raffinate, sono livellati con lo chassis, risultando quindi piatti e di conseguenza non lesivi della componente estetica.

Lungo il bordo inferiore, in una rientranza, sono invece posti gli ingressi di cui dispone il proiettore Sony: da sinistra a destra troviamo 2 ingressi HDMI 1.4, un ingresso VGA, un ingresso component, l’ingresso a cui va connesso il sensore il sensore per gli occhiali 3D (che è, infatti, non integrato, ma esterno), un ingresso IR ed infine una porta RS-232. Come sempre il posizionamento laterale degli ingressi può comportare qualche problema in più, a livello di gestione dei cavi, quindi è bene tenerne conto in sede di installazione.

Oltre alla classica colorazione nera, il VPL-HW30ES è disponibile anche in bianco (con le stesse finiture del modello nero, ovvero lucido sopra ed opaco nelle restanti parti).


Complessivamente il livello costruttivo è più che buono: le finiture sono di buona qualità, i meccanismi che regolano il lens shift ed il fuoco non presentano fastidiosi movimenti a vuoto (non si riscontrano, in sostanza, circostanze in cui, pur agendo sulle manopole, ci si ritrova a non ottenere nessun responso immediato da parte del proiettore) e non si notano particolari poco curati o particolarmente criticabili. Le linee, pur non essendo particolarmente fresche od innovative, conferiscono comunque una gradevole visione d’insieme, grazie anche alle dimensioni complessive del prodotto, che risultano relativamente contenute.

Come abbiamo visto in apertura, il nuovo nato di casa Sony è anche capace di gestire immagini tridimensionali, ed è quindi disponibile sia singolarmente, sia accompagnato dal kit 3D, che comprende due paia di occhiali attivi ed il relativo sensore.

Il sensore esterno, necessario per la sincronizzazione tra immagini a video ed occhiali attivi, si basa su tecnologia IR (ad infrarossi), ed è collegato al proiettore tramite un cavo RJ45.


Le dimensioni sono piuttosto contenute e rendono l’installazione non problematica: l’unica accortezza risiede nel posizionamento del cavo, che rischia di provocare uno spostamento del sensore stesso, visto il suo peso molto contenuto.

Gli occhiali attivi sono stati completamente ridisegnati, sia a livello di design, sia a livello tecnologico (ed è un bene, perché i modelli del 2010, che equipaggiavano il VPL-VW90ES, abbattevano la luminosità delle immagini in modo piuttosto netto).


Gli occhiali dispongono di un LED che ne indica lo stato di funzionamento (particolare che può sembrare scontato, ma che in realtà non lo è: esistono diversi modelli di occhiali attivi sprovvisti di qualunque indicazione sull’accensione e spegnimento, e a volte può diventare piuttosto scomodo dover capire se gli occhiali non funzionano perché spenti, scarichi o non sincronizzati col proiettore), e sono alimentati tramite una batteria ricaricabile (la ricarica avviene tramite un cavo USB). Durante l’utilizzo si ha una buona sensazione di comfort, anche durante sessioni prolungate, e la costruzione è apprezzabile, soprattutto se si considera l’infiltrazione laterale della luce, che è molto limitata dalla chiusura del telaio sui lati.


Completa la dotazione il telecomando.


L’unità è completamente retroilluminata, ed è realizzata con criteri molto razionali e votati alla massima facilità di utilizzo: in alto si trovano i tasti per la retroilluminazione (in altro a sinistra, in modo da renderlo individuabile anche al buio), la scelta dell’input e l’accensione/spegnimento. Sotto c’è il gruppo di tasti preposti alla selezione della modalità dell’immagine. Al centro è posta la croce direzionale, con intorno i tasti per il pattern di test, il reset e l’accesso al menu, Subito sotto si trovano i pulsanti che permettono l’accesso diretto a diverse funzioni e settaggi, tra i quali il gamma, il real color processing, il frame interpolation, l’iris e la temperatura colore. In fondo si trovano le regolazioni dirette per la luminosità, il contrasto e la nitidezza. Come è immediatamente evidente, la ratio che ha dettato la realizzazione del telecomando è quella di consentire un accesso diretto a quasi tutti i settaggi e le funzioni più importanti, senza dover necessariamente passare ogni volta per il menu: si tratta di una scelta ottima che si dovrebbe vedere molto più spesso, perché consente una fruizione molto più agevole del prodotto. Il giudizio non può che essere, quindi, molto positivo: si tratta indubbiamente di un’unità molto piacevole da usare, e che difficilmente causerà fastidi nell’interfacciare l’utente con il proiettore.

Menu e funzioni

Il menu è suddiviso in 7 macro aree: menu immagine, menu immagine avanzata, menu schermo, menu impostazione, menu funzione, menu installazione e menu informazioni.

Il menu immagine contiene, come suggerisce il nome stesso, tutte le impostazioni di base per la regolazione dei parametri video: troviamo modo immagine (selezionabile tra dinamico, standard, cinema 1, cinema 2, cinema 3, gioco, foto, utente1, utente 2), ripristina, cinema scuro pro (all’interno del quale troviamo due voci: diaframma avanzato e controllo per la potenza della lampada; la prima voce regola l’iris, che si può impostare su auto 1, auto 2 o impostando una regolazione fissa manualmente; il controllo della lampada, invece, consente di impostarla su alto, per privilegiare la luminosità delle immagini, o su basso, diminuendo di conseguenza la luminosità), motionflow (regolabile su alto, basso o disinserito), contrasto, luminosità, colore, tinta, temperatura colore (selezionabile tra alto, medio, basso 1, basso 2 e 5 voci personalizzabili), dettaglio ed infine le impostazioni esperto.


All’interno di esse si trovano i filtri per la riduzione del rumore video, il modo film (che regola il trattamento di segnali interlacciati di tipo film: si può impostare su auto 1, auto 2 o disinserito; a meno di esigenze particolari, va impostato su auto 1), la correzione del gamma (sono disponibili 8 settaggi, oltre a poter disinserire la correzione), che a sua volta comprende il livello del nero ed il livello del bianco (entrambi regolabili da -3 a +3), l’.x.v. color e lo spazio colore (normale, ampio 1, ampio 2, ampio 3).


Il menu immagine avanzata contiene unicamente una voce: il real color processing, tramite il quale è possibile regolare colore, tinta e luminosità per le singole componenti cromatiche, potendo poi memorizzare i settaggi in una delle tre modalità utente.


Il menu schermo attiene a tutte le regolazioni sul segnale in ingresso: sono in esso contenuti il modo ampio (segnale video) (consente di regolare il formato dell’immagine, scegliendo tra zoom largo, normale, pieno, zoom), modo ampio (segnale computer) (analogo al segnale video, ma funzionante esclusivamente quando è collegato un computer; le scelte disponibili comprendono pieno 1, pieno 2, zoom), sovrascansione (inserita o disinserita), area schermo, centro V (consente di spostare l’immagine verticalmente), misura verticale (aumenta o riduce l’immagine proiettata, verticalmente), regola segnale (consente di regolare fase, passo e spostamento delle immagini provenienti da computer).

Il menu impostazione contiene voci che regolano il funzionamento di base di alcuni aspetti: comprende stato (se attivato visualizza le informazioni sul funzionamento a schermo), linguaggio, posizione menu (selezionabile tra sinistra in basso e centro), l’impostazione per utilizzare il proiettore a quote elevate (alto, se si utilizza il prodotto a 1500m o più, oppure standard), modo attesa (su basso il proiettore riduce il consumo in stand-by, su standard il consumo è più alto), power saving (risparmio energetico: oscura lo schermo dopo 10 minuti di inattività), seleziona segnale in ingresso A (si può impostare il segnale in ingresso sull’input A, scegliendo tra auto, computer, video RGB e component) e impostazione lampada (utile quando la lampada viene sostituita).

Il menu funzione permette di modificare alcuni parametri di funzionamento del proiettore: sono qui contenute l’impostazione HDMI (si può attivare il controllo per HDMI, ovvero il CEC, attivare o disattivare l’autospegnimento delle sorgenti, quando si spegne il proiettore, o al contrario attivare e disattivare l’autospegnimento del proiettore, quando si spegne una sorgente collegata al proiettore), la ricerca ingresso automatica (nasconde gli ingressi ai quali non è collegata alcuna sorgente attiva), sfondo (si può optare tra nero e blu, come colore per lo sfondo quando non è presente un segnale a video), oltre alle impostazioni 3D. All’interno di questa voce si può selezionare la visualizzazione 2D-3D (auto regola automaticamente il formato, 3D consente la visualizzazione in tre dimensioni in base alle scelte fatte alla voce “formato 3D, 2D forza la visualizzazione in 2D), il formato 3D (3D simulato attiva la conversione in 3D delle immagini in 2D, fianco a fianco e sotto-sopra selezionano le relative tipologie di segnali 3D), la luminosità degli occhiali 3D (minima, 1, 2, 3 e massima), la regolazione della profondità 3D (regola la parallasse, in modo da accentuare o diminuire la profondità delle immagini: i valori vanno da -2 a +2) e l’effetto 3D simulato (regola la conversione 2D-3D, si può impostare su alto, medio, basso).


Il menu installazione riguarda la regolazione dell’immagine proiettata e l’allineamento dei pannelli: trapezio V corregge la distorsione trapezoidale, gira immagine inverte il senso dell’immagine in verticale od orizzontale, cancellazione permette di regolare la regione visualizzabile nelle quattro direzioni sullo schermo, allineamento pannello permette di regolare l’allineamento delle matrici, onde correggere eventuali mancanze in tal senso.

Infine, il menu informazioni fornisce tutti i dati relativi al prodotto ed al suo funzionamento: in particolare sono elencati il nome del modello, il numero di serie, la frequenza orizzontale del segnale in ingresso, la frequenza verticale del segnale in ingresso, il numero della memoria preimpostata del segnale in ingresso, il tipo di segnale ed il timer di funzionamento della lampada.

Prestazioni misurate prima della calibrazione

 La modalità video utilizzata per misurare le prestazioni della tv, con la taratura di fabbica, è la Cinema 1, un preset che, anche stando alle dichiarazioni del produttore, dovrebbe fornire un quadro ottimizzato per la visione di contenuti cinematografici, garantendo buoni risultati tout court.

Cominciamo dal grafico relativo alla luminanza.


L’andamento è tendenzialmente lineare: non si riscontrano andamenti ad S o comunque particolarmente irregolari; analizzando più attentamente il grafico, si nota come non vi siano praticamente scostamenti, rispetto al riferimento, fino al 30% di grigio, per poi avere un progressivo allontanamento, che, come si è detto, è però piuttosto lineare nella sua progressione, che torna ad essere più in linea con le prestazioni ideali vero gli ultimi step della scala dei grigi. Complessivamente, dunque, le prestazioni sono più che discrete.

Passiamo al gamma.


L’irregolarità è talmente evidente da non poter non saltare all’occhio: si parte da un valore di quasi 2.4 (quindi un po’ più alto del riferimento), sulle basse luci, per poi scendere progressivamente fino a circa 1.6 (ovvero un valore troppo basso), sulle alte luci. Anche il valore medio, che si attesta poco sopra l‘1.9, è basso rispetto al riferimento. E’ quindi palese che il risultato sia decisamente migliorabile, e qui va fatta una precisazione: è curioso notare come Sony abbia deciso di adottare, come gamma predefinito, un settaggio  di questo tipo, dato che, tra i gamma disponibili di default, è presente il gamma 4, che offre prestazioni ben più che soddisfacenti senza necessità di ritoccare alcunché.

Vediamo il gamut.


Il grafico mostra un gamut più ampio di quello Rec.709 (che è il riferimento), soprattutto per il rosso (che è più virato verso il magenta). Complessivamente, comunque, il risultato è più che buono, in quanto pur avendo coordinate più profonde di quelle ottimali, non ci sono scostamenti troppo significativi.

Infine, esaminiamo i livelli RGB.


Il verde ed il blu non mostrano eccessi o mancanze significative, ed infatti si nota come le relative linee tendano progressivamente ad andare a coincidere sulla retta che rappresenta l’optimum in questo senso. Non si hanno, quindi, dominanti o mancanze, per quanto riguarda queste due componenti cromatiche. Meno accurato è, invece, l’andamento del rosso: a differenza del verde e del blu, il rosso rimane leggermente in eccesso, posizionandosi su una retta parallela al riferimento. Va precisato che non si tratta di una dominante pronunciata (il livello è inferiore al 110% sulla gran parte della scala dei grigi), e quindi il risultato globale è indubbiamente buono.

Complessivamente il giudizio sulle performance dei settaggi di base è positivo: sicuramente non siamo a livelli da riferimento, ed è quindi possibile migliorare con una taratura, ma le prestazioni rilevate offrono comunque un buon quadro complessivo (specialmente se si ha l’accortezza di selezionare il gamma più corretto); è quindi possibile, anche per i neofiti, utilizzare il proiettore con ottima soddisfazione, anche senza conoscere particolari rudimenti in termini di calibrazione video, e senza quindi dover perdere molto tempo per ottenere risultati soddisfacenti.

Prestazioni e misure a proiettore calibrato

La modalità scelta per la calibrazione è sempre la Cinema 1: le motivazioni a supporto consistono, come abbiamo visto, nella buona base di partenza offerta dalla suddetta modalità, già con i settaggi di fabbrica, e nella disponibilità di tutti gli strumenti utili ad ottenere, sulla carta, una perfetta taratura.

Ripercorriamo la stessa sequenza utilizzata prima della calibrazione, cominciando con la luminanza.


Il miglioramento è evidente: non vi è ancora una perfetta sovrapposizione tra i valori rilevati ed il grafico ideale, ma gli scostamenti sono molto poco significativi, tali da poter essere ritenuti di rilevanza quasi nulla. In sostanza il risultato è ottimo.

Passiamo al gamma.


Anche qui, grazie ai controlli disponibili, è possibile migliorare la resa rispetto alle condizioni di default. L’andamento medio è un po’ più basso rispetto al 2.2 (si attesta su 2.13), ma a parte un leggero picco sul segnale all’80% la linearità è ottima, ed il risultato è quindi decisamente buono. Se si preferisce, o se le condizioni ambientali lo suggeriscono, è possibile ottenere un gamma più spostato verso il 2.4 (per la precisione 2.35 circa, come valore medio), selezionando il gamma 3 e regolandolo di conseguenza.

Vediamo il gamut.


Il gamut calibrato è quasi indistinguibile (ovvero solo leggermente migliore) da quello non calibrato: la motivazione è molto semplice, e consiste nel fatto che il real color processing, preposto alla regolazione, permette di ottenere un triangolo con coordinate cromatiche pressoché perfette, ma non senza effetti indesiderati; questi ultimi si manifestano sotto forma di solarizzazioni, soprattutto sulle alte luci. Si tratta, quindi, di scegliere se ottenere un grafico strumentalmente perfetto, ma che espone a qualche artefatto, durante l’utilizzo, o se scendere a qualche piccolo compromesso, a livello di misure, onde ottenere un quadro completamente privo di qualsiasi elemento indesiderato. La nostra scelta è ricaduta sulla seconda via, che durante una prova di visione si dimostra assolutamente soddisfacente. Anche in questo caso, volendo, è possibile ottenere un risultato diverso utilizzando un approccio diverso in fase di taratura e selezione dei settaggi: si può ottenere un gamut leggermente meno ampio del dovuto, e di conseguenza con colori un po’ meno saturi (si tratta di gusto personale: testando il proiettore con materiale di vario tipo, alla fine ho preferito la resa un pochino più carica, ma mai eccessiva, data dal gamut più ampio).

In conclusione, vediamo i livelli RGB.


Di nuovo si riscontrano decise migliorie, con i segnali che vanno a convergere progressivamente dal 30% di grigio in avanti, e solo un leggero eccesso del rosso nei primissimi step della scala dei grigi. Il giudizio è quindi estremamente positivo.

In sintesi il giudizio sulle prestazioni del VPL-HW30ES dopo la calibrazione è ottimo: i miglioramenti sono visibili nei grafici e sono tangibili anche durante la visione, permangono alcune imperfezioni e scostamenti che impediscono di ambire all’eccellenza, ma questo non preclude la possibilità di utilizzare il proiettore oggetto della recensione con grande soddisfazione.

Prima di concludere riportiamo alcune considerazioni sulla calibrazione: gli amanti del dettaglio esasperato farebbero bene a non esagerare con la regolazione dell’apposito parametro, perché se è vero che è possibile aumentarlo, è altrettanto vero che, oltre una certa soglia, più che far emergere particolari aggiuntivi, si crea essenzialmente un vistoso edge enhancement. Altro elemento importante è l’iris dinamico: pur essendo disponibile il settaggio manuale, che fissa l’apertura del diaframma ad un valore fisso, riteniamo sia preferibile sfruttare l’impostazione dinamica, perché se è innegabile che l’assenza di variazione dinamica dell’apertura comporta un livello stabile di nero e picco di bianco, è altrettanto vero che (come vedremo parlando della prova di visione) l’impostazione dinamica funziona bene, e porta ad alcuni benefici che, complessivamente, ne fanno preferire l’utilizzo.

Sorgenti SD ed elettronica


Per quanto sia indiscutibile che molti appassionati utilizzino il proprio proiettore per visionare prevalentemente blu ray, o comunque materiale a 1080p, è fuor di dubbio che vi siano anche campi di utilizzo diversi, che coinvolgono, ad esempio, le trasmissioni satellitari o in digitale terrestre. E’ quindi utile sapere come si comporta la sezione video di un proiettore, quando deve mandare a video questo tipo di sorgenti.

La gestione dei segnali interlacciati non presta il fianco a particolari critiche: il deinterlacer gestisce al meglio sia i segnali video, sia quelli di tipo film, per i quali si può notare, volendo essere pignoli, qualche sporadico ritardo nell’agganciare la corretta cadenza (nulla di grave, soprattutto perché non si presentano generalmente dei successivi sganciamenti, quindi il fastidio è, al limite, solo all’inizio della visione e perdura per lasso di tempo molto ridotto).

L’upscaling è piuttosto buono, e consente di poter fruire delle sorgenti non a 1080p con una certa soddisfazione, specialmente se la base di partenza è buona, ovvero se il livello qualitativo del materiale impiegato non è troppo compresso, soggetto ad artefatti o ad altri fattori che ne determinino evidenti deficit. E’ invece più critica la visione di sorgenti non al di sopra di ogni sospetto, per così dire: seppure il proiettore Sony, come vedremo, non tende ad enfatizzare esageratamente il dettaglio, e quindi riesce, in una qualche misura, a nascondere o mitigare i difetti, è pur vero che la sezione video non può fare i miracoli, ed anche i filtri per la riduzione del rumore non possono essere abusati, onde evitare un evidente abbattimento del livello di dettaglio. E’ quindi possibile godersi un buon titolo in DVD, come anche trasmissioni tv in HD (a 720p o 1080i) non eccessivamente compresse, ma se si pensa di poter visionare anche sorgenti mediocri o scarse, come molti canali del digitale terrestre, od alcuni canali in HD che trasmettono, ad esempio, materiale originariamente in SD e solo upscalato, è bene sapere che la qualità video ne risentirà vistosamente.

Ottima anche la gestione dei segnali a 24p: senza attivare il motionflow la fluidità non è ovviamente ottimale, ma non si notano fastidiosi microscatti (segno di una riconversione del segnale a 60Hz, tramite pulldown 2:3) o trattamenti comunque imperfetti che portino ad una gestione non corretta.

Sorgenti HD in 2D


I proiettori Sony offrono, da anni, un ottimo livello qualitativo nella riproduzione di sorgenti HD:  i precursori del VPL-HW30ES sono stati tutti prodotti in grado di garantire performance di rilievo. Come si comporta il nuovo prodotto di fascia media di Sony?
Nell’accingerci ad analizzare le prestazioni, iniziamo dal capitolo inerente la luminosità: il proiettore è molto luminoso, il dato misurato, su schermo da 305cm di base, è di circa 60 candele al metro quadro (con lampada in modalità alta); si tratta di un notevole risultato, in grado di garantire una visione brillante anche con schermi di ampia diagonale, e tale da consentire, se utilizzato su schermi di taglia inferiore, un ottimo livello di funzionamento anche in modalità a bassa potenza (a tutto vantaggio dell’usura della lampada e del suo progressivo decadimento in termini di qualità dell’immagine). La possibilità di coprire schermi di dimensioni così diverse, senza avvicinare il proiettore al suo limite, conferisce al prodotto un’ottima versatilità.

Per meglio descrivere il livello qualitativo delle immagini a video, faremo ricorso all’ausilio di alcune immagini, tratte da Avatar e L’Incredibile Hulk.


La sequenza ritratta nell’immagine soprastante, tratta da Avatar, fornisce un ottimo metro di valutazione del senso di tridimensionalità che il proiettore è in grado di restituire. Le qualità messe in mostra dall’HW30 saltano immediatamente all’occhio: pur non esibendo un livello di dettaglio elevatissimo (è comunque molto buono, ma non tale da far risaltare, in maniera estremamente analitica, tutte le trame ed i particolari più fini), si apprezza la capacità di scolpire le rocce ed i rilievi, definire la plasticità e la fisicità dei soggetti e delineare i particolari che di dipanano su diversi piani, quali l’intrico della vegetazione o la densità della nebbia. La summa di questi aspetti è costituita da immagini caratterizzate da un’ottima sensazione di profondità: i vari piani di cui il quadro è composto sono ricostruiti efficacemente, e conferiscono credibilità e realismo alla visione, che trae beneficio dalla spazialità appena descritta; è grazie ad essa se particolari come la nebbia, che avvolge le isole fluttuanti di Pandora, non è semplicemente un orpello visivo, riprodotto a video come un elemento decorativo di contorno, ma si presenta come una vera e propria bruma che avvolge tutti gli elementi con cui viene a contatto, sia che si trovino in primo piano, sia che si trovino più prossimi allo sfondo. Sostanzialmente, quindi, il proiettore è in grado di restituire, nel limite del possibile, non solo una corretta riproduzione in termini di fedeltà cromatica, contrasto, dinamica eccetera, ma anche in termini volumetrici: si ha, in definitiva, una vera e propria percezione delle distanze all’interno del quadro stesso, che, quindi, non appare per nulla piatto.

Un altro aspetto su cui il Sony dimostra ottime prestazioni è la riproduzione dei dettagli sulle basse luci.


Immagini come questa aiutano meglio a comprendere il livello delle performance: a video sono presenti numerosi elementi posti in zone buie o in chiaroscuri; per riprodurre adeguatamente la scena, il proiettore deve essere in grado di mostrare tutti i dettagli, senza affogarli nel nero, ma solo quelli che devono effettivamente emergere, altrimenti si soffrirebbe dell’effetto opposto, ovvero di una resa che mette in risalto più di quanto dovrebbe, sul nero, comprimendo poi le alte luci, e quindi quello che lo spettatore vedrebbe sarebbe un quadro probabilmente molto ricco, ma anche molto dissimile da quello che il regista aveva intenzione di mostrare. Osservando l’HW30 all’opera, si nota come tutti i dettagli siano presenti: le basse luci non sono zone d’ombra in cui ogni particolare diviene parte di un’unica massa scura non più intellegibile, ma porzioni dell’immagine che conferiscono risalto ad essa tramite giochi di luce ed ombre sulle superfici. Lo spettatore può quindi fruire di una visione fedele alle scelte operate dal regista, sicuro che il proiettore opererà unicamente come strumento utile a ricostruire il taglio che il creatore della pellicola voleva mostrare.

Anche il contrasto intra-frame contribuisce a rendere molto gradevole la visione: il merito dei risultati ottenuti va indubbiamente ascritto all’advanced iris 3, ovvero il diaframma dinamico; il sistema Sony, infatti, si dimostra molto efficace: l’apertura e la chiusura dell’iride (in relazione all’Average Picture Level (APL) a video, ovvero al livello medio del segnale, che potremmo identificare come il rapporto tra alte e basse luci all’interno del quadro) avvengono con notevole rapidità, tale da non inficiare la visione a causa di evidenti fluttuazioni del livello di luminanza (massima o minima, a seconda dei casi). Solo in alcuni casi, con scene particolari ed evidentemente più ostiche per il VPL-HW30ES, è possibile, prestando molta attenzione, notare l’intervento di questo componente, il che porta a preferirne l’utilizzo, a nostro parere, rispetto all’impostazione manuale con iris fisso, dato che le ripercussioni sul livello del nero sono evidenti e consentono di apportare benefici tangibili alla dinamica delle immagini. Sempre a proposito di contrasto, vediamo l’immagine sottostante.


La scena non è particolarmente significativa od evocativa, ma consente di capire molto bene cosa comporta un alto livello del nero: l’attenzione va concentrata sulla porzione compresa tra l’attore in primo piano e la ruota del veicolo. Ci si potrebbe chiedere a che pro considerare una zona che, sostanzialmente, contiene solo pochi dettagli in penombra, risultando poco più che un’unica chiazza nera, e la motivazione è presto detta: quel particolare dettaglio, se ben riprodotto, conferisce credibilità e profondità all’immagine; un livello del nero a video troppo elevato, infatti, tende ad ingenerare l’impressione che lo spazio sotto al veicolo, compreso in quell’area nera, non definisca una superficie che prosegue sfumando, gradualmente, fino a scomparire nell’ombra, ma suggerisce quasi un netto troncamento dell’immagine, che, per via della resa insoddisfacente del nero e dei dettagli che in esso si perdono, appare molto piatta e bidimensionale. Fortunatamente il proiettore Sony dispone di un livello del nero molto buono: non si raggiungono le vette di eccellenza toccate da alcuni prodotti dei competitors, che attualmente si pongono ai vertici sotto questo aspetto, ma è evidente che le prestazioni offerte, in termini di riproduzione del nero, sono tali da restituire un quadro più che convincente, quanto a senso di profondità e, in ultima istanza, di tridimensionalità. Il rapporto di contrasto è quindi molto elevato, grazie all’alta luminosità unita ad un iris dinamico capace di ottimizzare il livello minimo di luminanza. A giovarne è il realismo delle immagini, che appaiono vive e connotate da una concretezza che le rende molto credibili (ovvero non artefatte) e molto coinvolgenti.

Torniamo ora su un argomento accennato in precedenza, ovvero il livello di dettaglio.


Durante la visione emerge chiaramente il carattere distintivo che contraddistingue il proiettore Sony: la resa a video tende ad essere più morbida che tagliente, non si percepisce quella definizione perfettamente analitica dei dettagli, tipica di alcuni ottimi DLP con DMD da 0.95, ed in misura minore anche di alcuni LCOS. Beninteso: il dettaglio non è basso o mancante, affermare questo sarebbe fuorviante, è sufficiente visionare una scena come quella che ritrae la sala di controllo, in Avatar, per notarlo; tutti i particolari di cui il quadro è ricco, come le scritte ed i grafici, sono presenti a video, quello che rende l’impatto differente è l’incisività degli stessi, ovvero il modo con cui sono precisamente riprodotti: mentre sui prodotti con una resa più “tagliente tutte le micro-trame sono perfettamente definite, come se fossero finemente scolpite, sull’HW30 gli stessi particolari sono sì presenti, ma non saltano ugualmente all’occhio, si colgono prestando più attenzione o sapendo prima dove focalizzare l’attenzione. Ne deriva, in definitiva, un quadro che tende più ad ammorbidire i dettagli, a sfumarli, piuttosto che a riprodurli con una precisione estremamente minuziosa: l’enfasi è posta non sul particolare, ma sull’immagine nel suo complesso.

Un punto di forza del prodotto in esame è sicuramente la fedeltà cromatica.


La riproduzione delle tinte e delle sfumature è accurata e molto naturale: i colori hanno una saturazione orientativamente corretta, che li fa apparire come molto appaganti per l’occhio. La visione di scene cromaticamente molto ricche, come quella visibile sopra, tratta da L’Incredibile Hulk, mette in mostra tutte le doti di cui l’HW30 è capace: le singole gradazioni sono tutte perfettamente individuabili, e parimenti non si assiste alla presenza di viraggi indesiderati. Ne emerge, di conseguenza, una resa vivida ma mai eccessiva (anzi, come si è detto si apprezza molto la naturalezza): i rossi sono vibranti, il verde è profondo ed il blu intenso.


A giovarne è, prima di tutto, il coinvolgimento: la ricchezza visiva conferisce una carica emozionale alla visione, e lo spettatore si trova immerso nelle immagini per via della palpabile consistenza delle stesse, unita all’assenza di artificiosità.


Questa meticolosità e questa verosimiglianza sono particolarmente evidenti durante i primi piani: tutti gli elementi elencati in precedenza concorrono a ricreare un quadro solido, credibile, dotato di una buona profondità di campo e, pur tenendo presente quanto riportato circa la morbidezza delle immagini, anche di un buon livello di dettaglio. Si tratta, in definitiva, di una resa molto convincente: risulterà, quindi, molto difficile non essere catturati dalla proiezione, proprio grazie alla capacità di ricreare un buonissimo grado di sospensione di incredulità nello spettatore.

La capacità del Sony di dare vita alle sorgenti riprodotte, con efficacia e senza eccessi, si riscontra anche nella resa degli incarnati.


La coloritura delle molteplici carnagioni è verosimile e mai troppo carica: non si presenta, quindi, quel fastidioso difetto riscontrabile a volte su alcuni display o proiettori, che conferiscono, soprattutto ai volti delle persone, una sorta di “aura luminosa che, oltre ad essere totalmente innaturale, è anche molto fastidiosa.

Nuovamente si può trovare ulteriore conferma osservando un primo piano.


Cosa altro aggiungere? E’ ormai chiaro che il livello raggiunto, in termini di prestazioni riguardanti la visione in 2D, è molto elevato: sussistono alcuni difetti od imperfezioni, ma, a meno di non volersi soffermare, in maniera piuttosto sterile e sofistica, sull’analisi separata di ognuno di essi, non si può non notare come il frutto di tutte le componenti che determinano, in sintesi, la qualità dell’immagine, sia una visione molto appagante che magari non eccelle particolarmente se si considera il particolare, ma che globalmente è capace di creare un notevole coinvolgimento visivo.


Prima di concludere, qualche cenno sul fuoco e sull’allineamento delle matrici: l’esemplare testato presentava un allineamento ottimo, che sostanzialmente non ha richiesto nessun intervento (che, lo ricordiamo, è comunque possibile); il fuoco è piuttosto costante su tutto lo schermo, anche se permane qualche differenza nei punti più critici, i bordi. Si tratta, in ogni caso, di imperfezioni che non inficiano la fruizione del prodotto, in quanto l’entità delle stesse è molto contenuta (tanto che, senza appositi segnali di test, sarebbe ben difficili accorgersene).

Sorgenti in 3D


Le prestazioni della prima generazione di proiettori 3D avevano mostrato luci ed ombre: i difetti maggiori consistevano nella presenza di crosstalk, non sempre ridotta, ma soprattutto nella luminosità delle immagini, che subiva un drastico abbattimento anche per via dell’utilizzo degli occhiali attivi.

Il primo punto da affrontare, per via anche degli inconvenienti che comporta, è il sensore che consente la sincronizzazione degli occhiali: il suddetto sensore, come abbiamo visto descrivendo la dotazione a corredo del proiettore, non è integrato all’interno dello chassis, ma è esterno, e si collega, quindi, tramite un cavo. Ovviamente non si tratta di una soluzione particolare o mai sperimentata in precedenza: esistono molti altri modelli che impiegano soluzioni analoghe, ma in questo caso c’è una differenza sostanziale: il sensore utilizzato deriva direttamente da quello montato sulle tv Sony. Cosa comporta questa scelta? I sensori montati sulle tv ricevono i comandi frontalmente, quindi non si pone il problema di dover far rimbalzare il segnale ad infrarossi; per un proiettore, però, il discorso si complica: è possibile sia posizionare il sensore davanti al proiettore, sia posizionarlo sul proiettore stesso, il che è molto comodo perché si evita di dover far passare il cavo dal proiettore al punto in cui si colloca il sensore. Purtroppo, proprio a causa del fatto che la tecnologia è derivata da quella utilizzata sulle tv LCD Sony, il sensore si dimostra incapace di mantenere la sincronia con gli occhiali, se posto posteriormente rispetto ad essi: è assolutamente imperativo sistemarlo più avanti, rispetto al punto di visione, in modo che sensore ed occhiali si trovino uno di fronte agli altri (non a caso è questa la condizione di funzionamento per i televisori 3D), diversamente la sincronia, se non è completamente assente, è comunque così soggetta a sganciamenti del segnale da rendere impossibile la visione. Se ci si attiene a questa condizione (sicuramente foriera di problemi, in alcuni casi), in fase di installazione, non si riscontrano problemi di sorta, durante l’utilizzo.

Veniamo alla prova di visione vera e propria: fin dai primi istanti emerge chiaramente la differenza, in termini di luminosità, tra il VW90 dello scorso anno e l’HW30; indubbiamente una parte rilevante la giocano gli occhiali: quelli in dotazione all’HW30 abbattono la luminosità in maniera molto meno consistente (la differenza è davvero evidente, non serve di certo uno strumento per rilevarla), e si dimostrano molto simili agli XpanD X103 (che, infatti, se utilizzati col top di gamma Sony per il 2010, consentivano di diminuire nettamente l’abbattimento). Onde ottenere il miglior risultato possibile, è consigliabile impostare il parametro “luminosità occhiali 3D su “max: in questo modo gli occhiali LCD si orientano in modo da lasciar passare più luce possibile, a tutto vantaggio della dinamica delle immagini. Oltre agli occhiali, anche il controllo dinamico della lampada contribuisce a determinare un quadro più brillante, comportandosi esattamente come descritto nelle specifiche, e determinando un abbattimento dell’emissione di luce che, rispetto ai modelli del 2010, è inferiore di circa il 5%; può sembrare un miglioramento poco significativo, in assoluto, ma va considerato che il relativo aumento di luminosità è quantificabile in circa il 50% in più, rispetto ai valori medi rilevati sui modelli dell’anno precedente, la differenza è quindi tangibile. Dal punto di vista qualitativo le immagini sono appaganti: la resa cromatica è convincente, con una buona saturazione dei colori ed una resa molto naturale; anche il livello di dettaglio è soddisfacente: la resa tendenzialmente morbida non impedisce al proiettore di mettere in mostra un quadro soddisfacente, con immagini nitide e costellate da dettagli fini e micro-trame. L’effetto 3D è molto convincente: sia la parallasse negativa (ovvero quella che consente alle immagini di “bucare lo schermo) che quella positiva (quella che dona il senso di profondità alle immagini) sono ricostruite con grande efficacia; a questo proposito, è utile consigliare di non intervenire sulla regolazione dell’effetto 3D, tramite l’apposito menu: a meno di casi particolari, la regolazione della parallasse comporta unicamente o una netta perdita di efficacia a video (con un senso di tridimensionalità, in ambo i sensi, troppo blando), oppure un’eccessiva separazione tra i fotogrammi, che aumenta, sì, la percezione della profondità o l’uscita di soggetti/oggetti dallo schermo, ma al costo di un comfort visivo molto inferiore (se si esagera troppo, gli occhi tendono ad andare in divergenza, il che è estremamente fastidioso). Sempre a proposito di piacevolezza e comfort della visione, è fuor di dubbio che le matrici a 240Hz aiutino notevolmente, in questo senso: è anche grazie ad essere se il flickering è ridotto al minimo, rendendo il quadro molto stabile, rendendo la visione più rilassante. La miglior qualità del proiettore Sony, in termini di riproduzione di contenuti 3D, non è però ancora stata nominata: essa consiste nella bassa presenza di crosstalk, che, seppure non completamente assente, è comunque riscontrabile solo in alcune sequenze particolarmente ostiche (combinate, magari, all’alta luminosità delle immagini), ed in quantità tali da renderlo un fenomeno marginale, tanto che, durante una normale visione, in cui non ci si concentra sulla ricerca dei difetti, probabilmente non si noterà affatto (è quindi estremamente difficile essere distratti dalla visione per via di sovrapposizioni indesiderate di fotogrammi). Le prestazioni complessive sono quindi estremamente convincenti, e rendono l’HW30 un’ottima scelta per chi è alla ricerca di un valido prodotto per la fruizione di contenuti 3D.

Prestazioni con i videogiochi


Non sempre il progresso tecnologico semplifica la vita: è il caso dei display e dei proiettori digitali, che pur avendo migliorato moltissimo la qualità dell’immagine, nel corso degli anni, hanno anche introdotto, a causa della sempre maggior complessità delle elaborazioni a carico dell’elettronica, un più o meno sensibile ritardo tra i comandi impartiti e la risposta a video. Se il problema non si pone assolutamente, nel caso si fruisca passivamente di sorgenti video (trasmissioni televisive, blu ray, dvd od altre forme di intrattenimento non interattivo non risentono di ritardi anche consistenti, in quanto è assolutamente ininfluente che la risposta alla pressione dei tasti sul telecomando arrivi con anche qualche decina di millisecondi di ritardo), è invece determinante per chi utilizza videogiochi su console o computer: in questo caso la fruizione del medium è attiva ed è imprescindibile una risposta, se non prontissima, almeno compresa in un intervallo tale da non rendere impossibile una pronta reazione rispetto a quanto avviene a video.

Come si comporta, dunque, il VPL-HW30ES sotto questo punto di vista? Rompiamo immediatamente gli indugi e diciamo pure che, senza troppe perifrasi, si dimostra un proiettore pienamente in grado di soddisfare le esigenze dei giocatori: l’input lag è piuttosto basso, e si attesta sui 30ms circa. L’eventuale attivazione del motion enhacer (onde diminuire il motion blur) ha, ovviamente, un impatto diretto sulla reattività nella risposta ai comandi, ed è quindi bene non utilizzare la suddetta funzione con giochi che hanno finestre di input molto ristrette; in generale, comunque, è possibile utilizzare diversi titoli, senza problemi, impostando il funzionamento su basso, mentre il settaggio alto tende ad incidere eccessivamente, in negativo, ed è conseguentemente sconsigliato il farne ricorso.

Anche la gestione delle immagini in movimento si dimostra ottima: le matrici a 240Hz che equipaggiano il proiettore Sony hanno tempi di risposta piuttosto bassi, il che si riflette positivamente sull’effetto scia e sui trascinamenti, che sono sostanzialmente assenti.

Sintetizzando si può affermare che il prodotto è sicuramente consigliabile anche per i video-giocatori.

Il frame interpolation


L’interpolazione dei frame, come abbiamo visto descrivendo le specifiche tecniche, è interamente affidata al motionflow: la versione utilizzata pare essere la stessa impiegata anche per il top di gamma dello scorso anno (non siamo riusciti a scorgere differenze di sorta, durante la prova). L’attivazione dell’algoritmo è regolata dalla voce “enfasi movimento


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Commenti

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pisacao

ah, comunque grazie, sempre gentilissimo e puntuale ;-)

pisacao

Capisco... la cosa è ancora in fase accademica in quanto non sarebbe per casa mia e di certo non subitissimo... tuttavia mi ero convinto dell'idea che un CIH di 350cm di base, visto da circa 4-4,5 metri, fosse uno spettacolo in 21/9 trasformandosi in un dignitosissimo 260cm quando usato in 16/9 (partite su SKY e comunque materiale di qualità non eccelsa)... cioè rimango di questa convinzione ma sembra che ad arrivare a 350cm facciano fatica un po' tutti i proiettori "umani" ...  

Nicola Zucchini Buriani

Umh, ci arrivi un po' tirato, come luminosità, forse un 35 candele o poco meno riesci a farle, e non sarebbero nemmeno poche, il problema è che non ti durerebbero molto, dato che dovresti lavorare con la lampada in modalità alta, quindi progressivamente perderesti prestazioni a causa del consumo della lampada stessa.
Se stai sui 3 metri, invece, ci riesci senza problemi, fossi in te rinuncerei a quel mezzo metro in più, per stare nel sicuro, nel caso tu intenda optare per quel Sony (ottima macchina, a mio avviso).

pisacao

Perfetto, aspettiamo con trepidazione la recensione del fratello mediano vw95 (il maggiore, ovvero il vw1000, è proprio di un'altra categoria :-)  ), ma già da ora ti pongo una domanda: secondo te è pura utopia una configurazione CIH da 350cm di base con i lumen di cui è accreditato il vw95 (secondo projectorcentral la risposta, purtroppo, è decisamente si :-(   )  

Nicola Zucchini Buriani

E' giusto: la luminosità del VW95 è di circa 10 candele in meno, come picco di bianco con lampada alta, però il nero è visibilmente più basso, quindi la dinamica delle immagini è decisamente migliore.
Inoltre migliora anche la qualità dell'ottica, ed infatti la messa a fuoco è più costante su tutto lo schermo.
Ah, dimenticavo: più avanti arriverà anche la recensione del VW95.

pisacao

una domanda, riusciresti, in poche parole, a descrivere le differenze in termini di qualità dell'immagine tra questo proiettore ed il fratello maggiore vw95es? (l'ottica motorizzata ed il trasmettitore integrato lo rendono più comodo ma tra le specifiche tecniche dichiarano un contrasto più che doppio a fronte, però, di una minore luminosità). grazie

Matteo Colella

I links dell'indice contenuti articolo non funzionano

Dario Garuccio

Ottima recensione Nicola. Attendiamo quella del VT50.

Nicola Zucchini Buriani

Ringrazio entrambi per l'apprezzamento, se ci sono domande chiedete pure.

pisacao

Nicola è il "Messi" dei recensori... hdblog ha acquistato un fuoriclasse dell'elettronica. Un plauso ad un sito già notevole... appena posso me lo studio (dopo averlo solo intra-letto ma l'orata è nel forno ed il tempo scarseggia).

riccardosacchetti88

Complimenti per la recensione! Si sotto il punto di vista dell'esposizione, sia per il comparto tecnico!!

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