03 Aprile 2019
Il Global Music Report 2018 di IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) ha confermato la centralità dello streaming nell'attuale mercato della musica. Nel 2017 sono state generate entrate per 17,3 miliardi di dollari a livello globale, l'8,1% in più dell'anno precedente. Gli utenti che hanno utilizzato servizi in streaming sono stati 176 milioni, con una crescita del 41,1% su base annua.
Il peso assunto dallo streaming nel mercato è ormai molto consistente: parliamo del 38,4% delle entrate. Al secondo posto si piazzano i supporti fisici con il 30%, al terzo i formati digitali (escluso ovviamente lo streaming) con il 16%, i diritti relativi alle performance degli artisti con il 14% e infine i diritti generati dall'uso dei brani nelle pubblicità, nei film, nei videogiochi e nei programmi TV con il 2%.
Analizzando i dati dal 1999 al 2017 si può vedere come si sono evolute le abitudini dei consumatori. Le entrate generate dallo streaming appaiono a partire dal 2005, quando si attestavano a soli 0,1 miliardi di dollari. Nel 2017 si è arrivati a 6,6 miliardi di dollari. Per contro si nota il calo drastico nella vendita di supporti fisici: nel 1999 generavano entrate per 25,2 miliardi di dollari, nel 2017 sono scesi a 5,2 miliardi.
Si può inoltre notare che il mercato musicale è in ripresa negli ultimi tre anni, dopo 15 anni in forte diminuzione. Ciononostante le entrate del 2017 corrispondono al 68,4% del picco del mercato nel 1999.
Il Report fornisce dati anche sulla situazione italiana. A commentarli è stato Enzo Mazza, CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana):
Il mercato italiano nel 2017 ha visto un calo per lo più dovuto a una revisione delle basi contrattuali con le piattaforme, ma i primi mesi del 2018 hanno già mostrato un nuovo balzo con lo streaming (+67,5%) che supera il fisico, comunque in crescita nel primo trimestre (+5,8%).
Lo streaming in Italia rappresenta oggi il 45% delle entrate complessive e supera di poco i ricavi generati dai supporti fisici. Sono invece in calo i download, una tendenza che del resto non riguarda solo il nostro Paese. Tra il 2013 e il 2017 il mercato italiano digitale ha registrato una crescita media del 13%.
Commenti
dici così perché non hai fatto a tempo a comprare i biglietti per la pausini...
/s
Tu parli di audiofili veri, ti vorrei far vedere quanti ne conosco improvvisati
gli audiofili continueranno a comprare dischi ed altri supporti anche in futuro. Gli audiofili non costituiscono la maggioranza dell'utenza, che de facto è invece costituita potenzialmente da chiunque abbia almeno smartphone, quindi un numero elevato e senza richieste specifiche. La verità è che le transizioni tecnologiche non vanno mai forzate, perché dove si crea convenienza il mercato si sposta da solo. e ti ripeto, sono tecnologie che possono esistere contemporaneamente.
Esatto, i vantaggi sono davvero pochi o addirittura nulli in alcuni casi.
La vendita del cd non impedisce lo streaming, ma impedisce ai produttori di streaming di puntare Fino in fondo sulla qualità audio perché tanto gli audiofili continueranno a comprare cd e dischi snobbando quei servizi... per esempio. Se poi tutti usassero gli streaming potrebbero diminuire i costi visto il più alto numero di utenti e visto che diverrebbe il business principale
Allo stesso modo le porte analogiche, se parli del jack, limitano la diffusione di dispositivi con porte digitali o mixate differenti, perché tanto c’è il jack chi perde tempo a sbattersi per io resto? Inizia as eliminare la porta e vedi come gli altri sì adattano.
Se fosse stato eliminato il bluray, ora avremmo servizi streaming video migliori e magari un sistema di vendita e ri-vendita di giochi digitali invece di avere l’usato solo sul fisico.
la cosa non e vera: essendo tecnologie con target distinti hanno due filiere prodottive distinte. il cd non sottrae spazio al tuo streaming, e le porte analogiche possono coesistere con qualunque altro sistema digitale. e te lo dico io che uso delle cuffie bt
e poi l'evoluzione tecnologia e un mezzo, non un fine.
Non permettono l’evoluzione
Molti servizi di digital download (sicuramente quelli più noti al grande pubblico) non davano il file in formato aperto e liberamente utilizzabile... a quel punto dove sarebbe il vantaggio rispetto allo streaming??? Ovvio che tutti si siano orientati su quest'ultimo... ora che non paghi neanche la connettività poi la strada è segnata!
Sono tanti i piani tariffari che ancora girano con 2/3 Gb al mese...
Non so gli altri ma con la Vodafone ci sono piani che prevedono zero consumi su social e piattaforme di musica in streaming. Sul piano che avevo prima di cambiare avevo gratuita l'opzione per la musica e Spotify lo ascoltavo senza usare giga del piano base
ormai i piani tariffari sono sufficenti per un po di streaming musicale, certo se si vigliono avere concretamente i brani bisogna averli offline,ovviamente
Ma non vedo superi i file.
Però richiede accesso ai dati, specie in mobilità
Ha anche senso: se scegli la musica liquida non hai tutto questo interesse a "possedere" il file, tanto più che se vuoi l'ascolto offline puoi scaricare i brani anche dai servizi in streaming.
Se poi si considerano i prezzi non c'è nemmeno una convenienza economica e anche sulla qualità assoluta ben pochi si sono mossi, fermo restando che qualcosa di livello più alto c'è anche nello streaming.
lo straeming richiede zero spazio dogitale sul dispositivo, volendo si pottebbero avere molti brani sul dispositivo ma occupano spazio non sono immediatamente disponibili.
hai un'idiosincrasia rispetto ai supporti fisici e porte analogiche che non mi spiego.
La cosa interessante è che ancora più velocemente che il supporto fisico sta morendo il digitale “lecito”, che dopo aver quasi raggiunto il supporto fisico nel 2010/2011, sta cedendo rapidamente il passo allo streaming
Per fortuna
Mazza non capisce una mazza, è da quasi 20 anni (o forse più) che spara cavolate a nastro...in ogni caso il panorama musicale italiano resta per lo più avvilente, soprattutto per quanto riguarda i concerti!